Condanne ridotte per tutti gli imputati al processo d’appello a Milano per il caso Ruby bis.
A scontare la pena più alta è Lele Mora, condannato a sei anni e un mese per una pena che però comprende anche il fallimento della lm management (in primo grado era stato condannato a sette anni per la sola vicenda Ruby).
“L’idea di farmi ancora sette anni di carcere mi terrorizzava. Il carcere – ha commentato Mora – mi preoccupava tantissimo, perché l’ho vissuto in modo molto duro con 14 mesi di isolamento, sorvegliato a vista e con il divieto di incontro, peggio di un terrorista”. L’ex talent scout, che ha ringraziato i suoi avvocati per il risultato, ha detto di “aver già pagato” e rispondendo ad una domanda di un cronista ha affermato: “Non mi pento di quello che ho fatto, uno non si deve mai pentire sennò non è un uomo”.
L’ex direttore del Tg4 Emilio Fede, che era stato condannato a 7 anni nel luglio 2013, oggi è stato condannato a 4 anni e 10 mesi, mentre per Nicole Minetti la pena passa da 5 anni a 3 anni.
“Non mi pento di quello che ho fatto – dice Fede – se uno si pente non è un uomo. Il pensiero di finire di nuovo in carcere non potevo sostenerlo. Ho già pagato, sono stato 14 mesi in isolamento, peggio di un terrorista”.
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Complimenti, un modo come un altro per dimostrare la incapacità dei giudici di primo grado. Adesso aspettiamo la cassazione che, se dovesse ridurre ancora le pene, metterà sul ridicolo anche quelli di secondo grado. E' così che va l'Italia, gli uni contro gli altri e gli imputati ci navigano.