Le famiglie mafiose palermitane starebbero raccogliendo del tritolo per fare saltare in aria il pubblico ministero della procura di Palermo Nino Di Matteo. La notizia è stata svelata dal quotidiano la Repubblica ma la fonte è protetta da un rigido segreto investigativo.
D’altronde era stato lo stesso boss di Cosa nostra, Totò Riina, a dire – senza sapere di essere intercettato in carcere: “Questo Di Matteo non se ne va. E allora organizziamola questa cosa… facciamola grossa e non ne parliamo più”.
Il procuratore capo di Palermo, Leonardo Agueci, intanto, è a Roma per un incontro al Viminale in cui, pare, si debba discutere del potenziamento del piano di sicurezza attorno al pubblico ministero.
Ma il procuratore Agueci ha smentito l’allerta: “Si tratta di incontri e riunioni fissate da tempo per verificare ed aggiornare lo stato delle indagini. Non risulta che a Palermo sia giunto esplosivo per un attentato. Non è corrispondente al vero. Si tratta di notizie già dette e che riguardano fatti non recenti. Quello che posso dire è che non c’è, allo stato, un allarme nuovo, specifico”.
“Non ci sono notizie attuali sull’arrivo di esplosivo per attentati. Si tratta di notizie apprese in tempi non recenti che si riferiscono, peraltro, a fatti ancora più antichi” ha detto il procuratore di Palermo. La fonte avrebbe riferito dell’arrivo a Palermo del tritolo da usare per l’attentato. Nei mesi scorsi un altro confidente aveva lanciato un allarme simile.
Il Csm, intanto, esprime la propria solidarietà al pm Nino Di Matteo e si appresta a compiere una visita a Palermo. E intanto valuta se ricostituire una Commissione Antimafia, che esisteva in passato, magari allargando le sue competenze anche alla materia della corruzione. “Sostegno e vicinanza” al magistrato che si sta occupando del processo sulla trattativa Stato- mafia e nei cui confronti la mafia starebbe preparando un attentato sono stati espressi dal vice presidente del Csm Giovanni Legnini, che ha pure sottolineato la necessità di “tenere sempre alta l’attenzione” sulla sicurezza dei magistrati più esposti nella lotta alla criminalità), a conclusione della riunione del plenum.
Parole a cui si sono associati numerosi consiglieri. “Solidarietà a tutti i colleghi impegnati in processi di criminalità organizzata” è stata espressa da Piergiorgio Morosini, il togato di Area, che è stato gip del processo sulla trattativa e che ha espresso la sua preoccupazione i rischi che riguardano i pm di Palermo, ricordando “le vicende drammatiche per i magistrati più esposti a cui abbiamo assistito in momenti delicati della vita politica e istituzionale del Paese”. Compreso Morosini, sono stati diversi i consiglieri (Piertantonio Zanettin, Luca Forteleoni e Paola Balducci) che hanno sollecitato la trasferta a Palermo, come segnale concreto di sostegno: la data andrà stabilita, ma sembra certo che si farà.
Dal togato di Unicost Francesco Cananzi è arrivata la sollecitazione a riflettere sulla Commissione che al Csm dovrebbe occuparsi delle due “emergenze del Paese: mafia e criminalita’”. Non si parte da zero, visto che Legnini ha spiegato che sul punto è già stata aperta una pratica e che a “brevissimo termine” se ne discuterà.
“Dobbiamo tenere alta la guardia”. Così da Washington il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. “Oggi ho chiamato il procuratore generale Scarpinato il quale mi ha detto che al momento il sistema di sicurezza appare adeguato, ma in tutti i casi è necessario seguire tutti gli sviluppi investigativi per capire se sono necessari altri ulteriori interventi”, ha detto Orlando.