“Dobbiamo fare in modo che tutti i Comuni siano dotati di piani di protezione civile conosciuti dalla gente e che possano salvare le vite umane”. A dirlo è il capo del dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli, che oggi partecipa agli Stati generali contro il dissesto idrogeologico organizzati dalla distrutta di missione di Palazzo Chigi #Italiasicura. Secondo Gabrielli, che in passato ha più volte lamentato i molti limiti imposti al suo dipartimento, è necessario “far crescere una vera cultura di Protezione civile”.
Gabrielli ha sottolineato che “Il tempo migliore per piantare un albero era vent’anni fa e noi 20 anni li abbiamo persi per strada. Non facciamo l’errore di pensare che l’emergenza sia finita”.
“Al nostro Paese – ha aggiunto Gabrielli – manca la previsione di protezione civile, cioè la capacità di prevedere scenari di rischio. Dobbiamo investire sulla pianificazione di protezione civile, che veda la gente informata e i sindaci non più lasciati soli. Devono essere responsabili di questa catena di protezione civile”.
All’incontro partecipa anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il capo struttura di missione contro dissesto idrogeologico Erasmo d’Angelis, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.
“Al centro dell’azione di governo – ha spiegato Galletti – c’è il contrasto al dissesto. Esiste un problema nel nostro Paese di opere non fatte, per troppo tempo non si sono fatte opere contro il dissesto. È indispensabile spendere bene e subito le risorse che ci sono. Allo stesso tempo se ne devono trovare altre e si devono semplificare i meccanismi. Serve semplificazione – ha spiegato – servono poche regole e chiare e non e’ vero che la semplificazione abbassa la tutela ambientale. Chi ha pensato questo ha tenuto in questi anni 2,3 miliardi di euro che dobbiamo sbloccare subito prima di parlare di nuovi fondi. Noi non possiamo continuare a pensare di gestire solo l’emergenza, dobbiamo fare prevenzione con un piano nazionale. Abbiamo raccolto le informazioni dalla varie Regioni per capire dove intervenire”.
Il governo, secondo quanto spiegato da Galletti, è pronto “a mettere a disposizione 7 miliardi in sette anni” per un piano di prevenzione per la tutela del territorio. Cinque miliardi arriveranno dai fondi strutturali europei e 2 miliardi dal cofinanziamento delle Regioni. Nei primi mesi del 2015, inoltre, partiranno 659 cantieri per un totale di spesa di 1,96 miliardi.
“In questo Paese – ha ribadito il ministro – non ci saranno mai più condoni edilizi, perché sul territorio sono dei tentati omicidi”.
“Programmi e piani d’azione vanno rispettati, non è possibile che rimangono opere non fatte per dieci anni”, perché quello del dissesto idrogeologico “è un tema che ha la priorità assoluta per il governo”. Ha ribadito Delrio. Il sottosegretario ha spiegato che “Non ci sono difficoltà finanziarie su una programmazione di medio e lungo periodo”. Dal governo, ha aggiunto, c’è una “grande disponibilità per piano integrato ed efficiente che consenta di non piangere più vittime e di dire che è stato fatto tutto il possibile di fronte a una delle più grandi emergenze che abbiamo”.
A porre l’attenzione sull’esigenza di procedere con i lavori, ma anche di semplificare le procedure è stato il coordinatore responsabile della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche Erasmo D’Angelis.
“Più che di esperti – ha ironizzato – ci serve uno psichiatra. Esperti che ci accompagnano nei cantieri ce ne sono, sono bravi, ma serve qualcuno spesso che trovi il nodo, il problema”.