Possibili disagi negli ospedali per lo sciopero degli infermieri. L’agitazione è stata indetta dal sindacato Nursind, contro il blocco del turnover e per chiedere l’adeguamento dei contratti.
Più di migliaia di infermieri in camici verdi e azzurri stanno manifestando, da stamattina, in piazza Montecitorio, mentre “fino ad ora, sono circa 30.000 gli interventi chirurgici programmati saltati, ma la giornata è lunga”. A fornire la stima dei disagi in corso negli ospedali italiani a causa dello sciopero degli infermieri in corso oggi in tutta Italia è Andrea Botega, segretario della principale associazione sindacale di categoria, il Nursind.
Da Milano a Catania da Roma a Pisa, continuano a giungere “dati incoraggianti” sulle adesioni allo sciopero, anche se, spiega Andrea Bottega, segretario del sindacato degli infermieri Nursind “è ancora presto per avere una stima complessiva”. “A Caltanissetta abbiamo avuto una partecipazione massiccia”, spiega Salvatore Vaccaro dirigente nazionale Nursind, “all’ospedale Sant’Elia abbiamo avuto 300 adesioni su 500 infermieri. In altre parti della Sicilia ci dicono che sono state bloccate molte sale operatorie e rimandati molti interventi programmati”. Presso l’azienda ospedaliera universitaria pisana, spiega Daniele Capuozzo segretario amministrativo nazionale Nursind, “su 52 sale operatorie ce ne sono 30 bloccate. È bloccato il day hospital oncologico, l’emodinamica, l’ambulatorio cardiologico, i servizi psichiatrici”.
Molti poi sono gli infermieri che avrebbero voluto partecipare ma non hanno potuto farlo, secondo il segretario Nursind dell’ospedale Spallanzani di Roma, Adriano De Iuliis. “Molti colleghi, madri e padri di famiglia, non possono rinunciare ad un giorno di lavoro e a 50 euro in busta paga. Questo fa capire quanto sia critica la situazione dal punto di vista degli stipendi”.
“Prelievi, radiologie, esami diagnostici e interventi chirurgici programmati e non urgenti rischiano di slittare – spiega Andrea Bottega, segretario del sindacato degli infermieri – Il personale presente sarà tenuto a svolgere le attività pertinenti al proprio profilo e le sole prestazioni indispensabili relative all‘assistenza sanitaria d’urgenza”.
“Il mancato finanziamento della contrattazione nazionale e aziendale – sottolinea il sindacato -sta mettendo in ginocchio il personale. Chiederemo agli infermieri di non inginocchiarsi e scendere a manifestare il loro disagio nelle piazze”. In programma anche un sit-in davanti in piazza Montecitorio.
Sabato 8 novembre invece a scendere in piazza saranno i medici, che parteciperanno alla manifestazione nazionale dei lavoratori pubblici di Cgil, Cisl e Uil. I camici bianchi vogliono interventi contro il precariato e “un’appropriata normativa sulla responsabilità professionale”.