Con un parere inviato al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, (che lo aveva richiesto anche in relazione alla vicenda dell’ex presidente della Regione e deputato regionale Totò Cuffaro), l’Avvocatura generale dello Stato dice che la legge prevede la revoca del vitalizio ogni volta che un deputato o consigliere venga condannato definitivamente e subisca anche l’interdizione dai pubblici uffici.
Ardizzone quindi, scrive il Giornale di Sicilia, dopo aver sospeso lo scorso luglio l’erogazione del vitalizio all’ex politico siciliano condannato a 7 anni di reclusione per favoreggiamento alla mafia e rivelazione di segreto d’ufficio e per questo interdetto dai pubblici uffici, ora firmerà la revoca.
Cuffaro percepisce circa seimila euro lordi al mese. “La perdita dell’assegno vitalizio al condannato in via definitiva ad una pena superiore a 5 anni trova immediato fondamento nel secondo comma dell’articolo 28 e nell’articolo 29 del codice penale rappresentando l’effetto automatico della pena accessoria dell’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici”, scrive l’avvocatura dello Stato ad Ardizzone.
Nel febbraio scorso il presidente dell’Ars aveva avviato la procedura di sospensione cautelativa del vitalizio oltre che per Cuffaro anche per 11 ex parlamentari regionali. Le procedure erano cominciate per gli ex deputati che non avevano trasmesso le autocertificazioni attestanti l’assenza della condanna alla pena accessoria dell’interdizione, temporanea o perpetua, dai pubblici uffici, come conseguenza di un reato contro la pubblica amministrazione.
Nel maggio scorso, dopo che era esploso il ”caso Cuffaro”, i deputati regionali del M5s presentarono una norma che estendeva la decadenza dal vitalizio anche ai condannati per mafia. L’Ars aveva bocciato la legge: diciotto i voti a favore, 33 i contrari. Il governo aveva dato parere contrario, mentre la commissione Bilancio s’era espressa favorevole a maggioranza.
Dopo aver acquisito il parere dell’Avvocatura generale dello Stato che si è espressa a favore della revoca del vitalizio all’ex governatore Totò Cuffaro che era già stata disposta dall’Assemblea regionale siciliana, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha scritto una lettera ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Piero Grasso, ritenendo che “quello affermato dall’Avvocatura dello Stato sia un principio di carattere generale che non potrà non trovare applicazione anche nei confronti dei deputati e dei senatori del Parlamento della Repubblica”.
Ardizzone scrive che “la vicenda che ha riguardato l’onorevole Salvatore Cuffaro, già presidente della Regione siciliana e deputato di questa Assemblea, condannato in via definitiva alla pena complessiva di anni sette di reclusione per due distinte fattispecie di reato, ha avuto riflessi di natura amministrativa relativamente alla sospensione dell’assegno vitalizio allo stesso spettante in quanto deputato regionale cessato dal mandato”. Il presidente dell’Ars dunque ricorda che “l’Assemblea ha sospeso in via cautelare il vitalizio spettante all’onorevole Cuffaro e ha richiesto parere all’Avvocatura distrettuale dello Stato di Palermo in ordine alla necessità di tale sospensione”.
L’Avvocatura distrettuale ha poi rimesso la questione all’Avvocatura generale dello Stato, secondo cui “la perdita dell’assegno vitalizio a favore del deputato regionale condannato in via definitiva ad una pena superiore ai 5 anni trova immediato fondamento negli articoli 28, 2° comma, n.5 e 29 c.p. rappresentando l’effetto automatico ex lege della pena accessoria dell’interdizione in perpetuo dai pubblici comminata in sede penale”. “A seguito di tale parere – scrive Ardizzone – sono state avviate le procedure per l’adozione del provvedimento con cui Cuffaro viene privato del diritto di percepire il vitalizio, nonché una ricognizione per verificare se altri, tra gli ex deputati regionali titolari di vitalizio, si trovino in situazioni che possano determinare effetti analoghi”.