Beni per oltre 450 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) nella Sicilia occidentale. La misura di prevenzione proposta dal direttore della Dia è stata applicata, dal Tribunale di Trapani, nei confronti dell’imprenditore palermitano Calcedonio Di Giovanni, 75 anni, secondo l’accusa, legato in affari con le famiglie mafiose del mandamento di Mazara del Vallo (Tp).
Per gli inquirenti “gli stretti legami con i vertici di cosa nostra e il collegamento con noti esponenti dediti al riciclaggio internazionale, hanno permesso all’imprenditore di realizzare il suo ingente patrimonio immobiliare, oggi sequestrato”.
Secondo gli inquirenti, l’attività di Di Giovanni sarebbe stata “indissolubilmente intrecciata con i destini delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo”, e l’imprenditore sarebbe stato in contatto con Vito Roberto Palazzolo, che viene considerato uno dei più abili riciclatori dei guadagni illeciti di Cosa Nostra.
Il patrimonio sequestrato al Di Giovanni comprende 20 società operanti nel settore immobiliare ed i relativi compendi aziendali, 547 unità immobiliari; 12 veicoli, 8 rapporti e depositi bancari.
I sigilli sono scattati per alcune società e per cento villette del villaggio turistico “Kartibubbo” di Campobello di Mazara. Il resort era riconducibile a Palazzolo ma fu poi acquisito da Di Giovanni.
“Abbiamo cercato far luce sui rapporti, la nascita e la crescita dei beni di questo imprenditore che ha avuto con altissima probabilità rapporti con le cosche mafiose dell’area trapanese, mazarese e cosche mafiose dell’area palermitana”. Lo ha detto il colonnello Riccardo Sciuto, capo della direzione investigativa antimafia di Palermo nel corso della conferenza stampa commentando il maxi-sequestro di beni da 450 milioni di euro nei confronti di Calcedonio Di Giovanni, imprenditore palermitano del settore del turismo ritenuto vicino ad ambienti mafiosi di Palermo e Trapani. “Di Giovanni, nel corso della conferenza stampa sull’operazione, ha aggiunto il capo della Dia di Palermo, “è un imprenditore spregiudicato la cui parabola imprenditoriale, esplosa negli anni Settanta si è indissolubilmente intrecciata con i destini delle famiglie mafiose del mandamento di Mazara del Vallo”.