“In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni, ai legalismi di ieri e di oggi, Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello”. Lo ha affermato Papa Francesco nel discorso che ha preceduto l’Angelus, sottolineando che il Vangelo “non ci consegna due formule o due precetti, no, non sono precetti e formule ma due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perche’ nel volto di ogni fratello, specialmente il piu’ piccolo, fragile e indifeso, è presente l’immagine stessa di Dio”.
“Quanto ami tu? E la fede è come io amo, è la fede l’anima dell’amore”, ha aggiunto papa Francesco con alcune riflessioni a braccio. “Dovremmo domandarci – ha esortato, ancora a braccio – quando incontriamo uno di questi fratelli, se siamo in grado di riconoscere in lui il volto di Dio. Siamo capaci di questo? Siamo capaci di questo amore?”. E prima di recitare l’Angelus il Papa ha ancora ricordato “questa legge dei due volti ma un volto, la legge dell’amore”. La riflessione di Papa Francesco aveva preso le mosse dal Vangelo di oggi, un brano di Matteo in cui i farisei per mettere alla prova Gesù gli chiedono quale sia il comandamento più grande. Papa Bergoglio commenta questo brano ricordando anche Benedetto XVI che, sottolinea, “ci ha lasciato un bellissimo commento a questo proposito nella sua prima Enciclica Deus caritas est”.
“Il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo – spiega Papa Francesco – non è il primo perché sta in cima all’elenco dei comandamenti. Gesù non lo mette al vertice, ma al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare e fare riferimento”.
“Già nell’Antico Testamento – precisa Papa Bergoglio – l’esigenza di essere santi, ad immagine di Dio che è santo, comprendeva anche il dovere di prendersi cura delle persone più deboli come lo straniero, l’orfano, la vedova (cfr Es. 22,20-26). Gesù porta a compimento questa legge di alleanza, Lui che unisce in sé stesso, nella sua carne, la divinità e l’umanità, in un unico mistero d’amore. Ormai, alla luce della parola di Gesù, l’amore è la misura della fede, e la fede è l’anima dell’amore. Non possiamo più separare la vita religiosa, la vita dei pietà, dal servizio ai fratelli, a quei fratelli concreti che incontriamo. Non possiamo più dividere la preghiera, l’incontro con Dio nei Sacramenti, dall’ascolto dell’altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite. In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi – Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti, ma due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile e indifeso, è presente l’immagine stessa di Dio”.
“Ieri, – ha detto il Papa nei saluti dopo l’Angelus – a San Paolo del Brasile, è stata proclamata Beata madre Assunta Marchetti, nata in Italia, cofondatrice della Suore Missionarie di S. Carlo Borromeo – Scalabriniane. Era – ha aggiunto – una suora esemplare nel servizio agli orfani degli emigranti italiani; lei vedeva Gesù presente nei poveri, negli orfani, negli ammalati, nei migranti. E questo – ha aggiunto a braccio – è un richiamo e soprattutto una conferma di ciò che abbiamo detto prima circa il il volto del fratello. Rendiamo grazie al Signore per questa donna, modello di instancabile missionarietà e di coraggiosa dedizione nel servizio della carità”.