L’avvocato del boss Totò Riina, Luca Cianferoni, potrà interrogare il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al processo sulla presunte trattativa Stato-mafia.
Lo ha deciso la Corte d’Assise di Palermo, che ha accolto l’istanza del difensore stabilendo che potrà porre domande a Napolitano su quanto accadde fra il 1993 e il 1994, quindi su temi nuovi rispetto a quelli originariamente stabiliti dai giudici.
La richiesta della nuova prova, fatta dal legale di Riina, segue il deposito di documenti riservati del Sismi, fatto dai pm, su un allarme attentati, del 1993, allo stesso Napolitano e all’allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini. I documenti sono stati acquisiti al fascicolo del dibattimento. Per il legale l’ingresso nel processo del rapporto dei Servizi renderebbe inevitabile porre a Napolitano domande su cosa accadde tra il ’93 e il ’94, periodo in cui ci fu l’allarme attentati.
Secondo la corte “la nuova prova non è ne’ manifestamente superflua, ne’ irrilevante”. I giudici, tuttavia, hanno ricordato che, per le prerogative costituzionali di cui gode il presidente della Repubblica, la sua deposizione “non può prescindere dalla disponibilità del capo dello Stato, di cui la corte non potrà che prendere atto”.