Il padre del Caimano torna a ottobre in libreria con un romanzo inconsueto, un’avventura argonautica pubblicata da Edizioni Leima. Occorrerebbe proprio una metafora per descrivere il Toson d’oro. Lo si potrebbe etichettare come “metaromanzo”, ma non gli si renderebbe giustizia.
Un libro “performativo”, come lo avrebbe probabilmente definito Austin, ovvero che si realizza e materializza nel suo stesso dipanarsi, che comincia a esistere fisicamente e farsi vivo nell’atto del suo concepimento creativo, narrandoci non la storia di qualcun altro, ma la propria.
Così, in un continuo gioco di specchi, i lettori assisteranno alla germinazione di una nuova storia, dove l’esistenza di Fert e il suo viaggio reale e intellettuale si intrecciano, su piani narrativi alternati, alla vita e ai ragionamenti di Iulius, novello Giasone, ma – nomina sunt omina – anche Caesar, e Iulo suo capostipite.
Due vite unite, al di là dello spazio e del tempo, dal comune amore per la ricerca, che è meta e obiettivo di tutti noi argonauti, discendenti di quell’Odisseo di dantesca memoria, che, “indeboliti dal tempo e dal fato”, come dice Tennyson, siamo ancora “forti nella volontà di combattere, cercare, trovare, e di non cedere”.
Il Toson d’oro è tutto questo e molto altro, compresa, in ultima battuta, anche una velata e ironica critica nei confronti del mondo editoriale e culturale contemporaneo.