I ministri degli esteri europei hanno deciso che dovrà essere creata la figura di un “coordinatore unico” per l’azione contro l’epidemia di ebola. Lo si apprende da fonti diplomatiche mentre è in corso il Consiglio esteri a Lussemburgo.
La riunione è stata indetta poche ore dopo l’annuncio, a Madrid, della guarigione di Teresa Romero, l’infermiera spagnola 44enne, che è stata la prima a contrarre il virus al di fuori dell’Africa.
L’emergenza Ebola sarà discussa anche nel vertice dei leader europei in programma giovedì e venerdì prossimo, durante il quale il premier britannico David Cameron – come ricordato dal ministro degli esteri Philip Hammond – solleciterà l’aumento dell’impegno finanziario europeo fino a un miliardo di euro. Finora, si ricorda nelle conclusioni del summit, “l’Ue e i suoi Stati membri hanno già stanziato oltre mezzo miliardo per fornire cure mediche urgenti ai malati, per aiutare a contenere l’epidemia e per sostenere i governi dei Paesi colpiti a mitigare gli effetti dell’epidemia nelle loro economie e servizi essenziali”.
La Commissaria Ue agli aiuti umanitari Kristalina Georgieva ha ricordato che secondo le stime accreditate, se non si riesce a fermare la diffusione del virus “ci saranno 10 mila nuovi casi alla settimana” e secondo il trend attuale “ci sarà un raddoppio ogni 2 o 3 settimane”.
Gli Stati Uniti sono invece pronti a far entrare in azione dei “swat team medici” per fronteggiare eventuali nuovi casi di Ebola sul territorio nazionale.
Il Pentagono ha reso noto che, per ordine del ministro della Difesa, Chuck Hagel, una squadra composta da 30 militari – cinque medici militari, cinque specializzandi e 20 infermieri – è mobilitata per i prossimi 30 giorni a Fort Sam Houston, in Texas, stato dove finora si sono registrati i tre casi, uno mortale, di Ebola. Il team sarà in grado di essere operativo in 72 ore dal momento dell’ordine di invio, ha spiegato il capitano Jeff Davis, portavoce del Comando settentrionale del Pentagono, preposto alla difesa del territorio nazionale.
“Non si tratta di una squadra per la risposta immediata – ha poi aggiunto – ma interverrà in un ospedale o struttura sanitaria in cui il caso o i casi saranno già stata individuati, per fornire maggiore supporto, esperienza ed assistenza”. La decisione rientra nell’azione più ampia avviata dalle autorità federali per cercare di calmare l’opinione pubblica americana, ed in particolare texana, sempre più preoccupata dal rischio dell’espandersi dell’infezione.