La Guardia di Finanza di Torino ha sequestrato pietre preziose per un valore stimato in 129 milioni di euro nell’ambito di indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ivrea, nei confronti di un’organizzazione criminale dedita al contrabbando, riciclaggio, ricettazione e trasferimento fraudolento di valori all’estero. La Compagnia di Ivrea, a seguito della scoperta di ingenti esportazioni di pietre preziose in territorio Svizzero operata da due soggetti italiani, una delle quali segnalata anche dall’Agenzia delle Entrate, ha intrapreso articolate indagini al fine di ricostruire la loro provenienza e le ragioni delle anomale ed incoerenti movimentazioni.
Un primo lotto di preziosi esportati, per un valore stimato di circa 61 milioni di euro, non risultando legittimamente detenuto da G.M 55 anni, originario di Cerignola (FG), e da D.B. 67 anni, originaria di Torino, è stato sequestrato in territorio svizzero, con la collaborazione delle autorità doganali elvetiche. Il sodalizio criminale importava ingenti quantità di pietre preziose direttamente dai luoghi di estrazione, attraverso l’ausilio di soggetti asiatici, in violazione delle norme in materia doganale.
Le pietre così ottenute, venivano catalogate e periziate nel territorio italiano a cura di un faccendiere ed un gemmologo compiacente e quindi esportate, con l’ausilio di presunti broker e consulenti aziendali, da soggetti “prestanome” al fine di essere depositati presso istituti bancari esteri. I rubini, gli smeraldi e gli zaffiri venivano utilizzati da soggetti formalmente estranei al proprietario, quali garanzie reali per l’ottenimento di linee di credito, anche attraverso la presentazione di progetti edili in realtà mai realizzati. Le somme così percepite, venivano reimpiegate in attività finanziarie ad alta remuneratività in Paesi a fiscalità privilegiata.
Sussistendo fondati motivi che un’ulteriore partita di rubini, zaffiri e smeraldi fosse giunta in Italia, pronta per essere smistata tra Malta e la Svizzera, il 13 ottobre u.s. la Procura di Ivrea ha delegato mirate perquisizioni domiciliari presso le residenze, domicili e studi professionali degli indagati, eseguite con l’impiego di 40 finanzieri. Le attività svolte hanno consentito di porre sotto sequestro ulteriori pietre preziose per un valore stimato, dalle certificazioni acquisite, di circa 68 milioni di euro. Nel corso delle ricerche sono stati rinvenuti smartphone, tablet e P.C. ed altra documentazione, utilizzati dagli indagati come mezzi di comunicazione ed archiviazione dati, nonché tre casseforti che i soggetti detentori si sono rifiutati di aprire. La loro apertura coattiva, avvenuta con l’ausilio di personale specializzato, ha permesso di rinvenire e sottoporre a sequestro anche 35 statuette, una sezione di un corno di elefante e due collane interamente di avorio, importate e detenute in violazione della convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione, firmata a Washington il 3 marzo 1973.
Altre sei sono le persone finora indagate, tra cui C.N. 63 anni originaria di Torino, già nota per pregresse truffe nel settore, che avrebbe coordinato e curato le operazioni in Italia ed all’estero. A queste si aggiungono G.T. di 45 anni originario di Fossano (CN), C.M. 44 anni originario di Piacenza, P.A. 58 anni originario di Città di Castello (PG), S.B. 40 anni originario dell’India, G.B. 69 anni originario di Lombardore (TO).