“No” della Cassazione per i servizi sociali a Cuffaro | La motivazione: “Non ha fornito informazioni”

di Redazione

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“No” della Cassazione per i servizi sociali a Cuffaro | La motivazione: “Non ha fornito informazioni”

| giovedì 16 Ottobre 2014 - 17:21

Non ha fatto i nomi di chi, “all’interno degli uffici di Procura o all’interno delle forze dell’ordine”, gli forniva le informazioni utili per aiutare il boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro a sottrarsi alle indagini: anche e soprattutto per questa mancanza di collaborazione, la Cassazione ha confermato il ‘no’ all’affidamento in prova ai servizi sociali chiesto dall’ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro. Lo spiegano i supremi giudici nella sentenza 43391 depositata oggi.

Il verdetto fa seguito all’udienza dello scorso 3 ottobre, conclusasi con il rigetto del ricorso di Cuffaro, difeso dall’avvocato Maria Brucale. A nulla è servito, al legale dell’ex governatore, far presente che se anche Cuffaro facesse i nomi dei pubblici ufficiali ‘spioni’, i reati sarebbero ormai prescritti. In proposito gli ‘ermellini’ hanno replicato che, innanzitutto, una volta individuati, gli altri complici potrebbero anche voler rinunciare alla prescrizione che, quindi, non è un argomento del quale Cuffaro può servirsi per difendere la sua scelta di tenere la bocca chiusa. Inoltre, la Cassazione rileva che “una volta che la loro identità sia stata rivelata” da Cuffaro, “la legge non richiede, ai fini della collaborazione, il concorso della condizione negativa che non sia scaduto il termine della prescrizione”.

Dunque, l’ex governatore è sempre in tempo a raccontare ai magistrati tutto quello che sa sui pubblici ufficiali infedeli che con lui avevano messo a punto “uno stabile sistema di controinformazione” a vantaggio dei mafiosi. Inoltre, anche ammettendo che per Cuffaro sia reale l’ipotesi, sostenuta dal suo legale, della “impossibilità della collaborazione” per quanto riguarda i reati commessi con l’aggravante mafiosa, la Cassazione sottolinea che una tale eventualità “non esclude la negativa rilevanza della omessa collaborazione” per gli altri delitti non aggravati e pertanto “non ostativi” all’affidamento in prova.

In pratica, siccome l’atteggiamento collaborativo viene valutato nel suo insieme, con riferimento a tutti i delitti commessi – aggravati, e non – la mancata collaborazione a tutto campo, della quale ha dato prova Cuffaro, è un elemento “negativo” anche qualora fosse esigibile per i soli reati ‘semplici’. Così è stata confermata l’ordinanza con la quale il Tribunale di Sorveglianza di Roma, lo scorso 17 dicembre, aveva detto ‘no’ all’uscita di Totò ‘vasa-vasa’ dalla cella.

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