Dieci anni esatti. Dieci anni che sembrano venti, anche quaranta, per come hanno cambiato la storia del Barcellona e del calcio mondiale.
Lionel Messi, unanimemente il giocatore più decisivo al mondo del 21^ secolo, (forse solo Cristiano Ronaldo, suo acerrimo rivale, non la pensa così) festeggia una ricorrenza storica: 10 anni fa, il 16 ottobre del 2004, debuttava nel Barcellona: furono 8 minuti in tutto, la “pulce” fu mandata in campo per sostituire Deco, uno dei giocatori più rappresentativi – allora – della squadra blaugrana. L’allenatore, per la cronaca, era Frank Rijkaard.
Era l’inizio della storia, cominciata con più di un dubbio da parte dei dirigenti del Barcellona: non tanto sulle qualità tecniche, quelle non si potevano discutere, bensì fisiche perchè Messi era piccolino, fragile e non tutti avrebbero scommesso sulle sue capacità di resistere in un campionato duro come la Liga spagnola, dal quale perfino il “re di tutti i tempi”, Diego Armando Maradona, era stato costretto a scappare (fu acquistato dal Napoli nel 1984 dopo un grave infortunio di gioco), perché oggetto di entrate feroci da parte dei suoi avversari.
Già, Maradona. I due argentini più famosi del pianeta, problemi col fisco a parte, sono legati da un filo tutt’altro che sottile. Come Maradona è stato capace di far innamorare il Mondo, oscurando la fama di Pelè (e i due non si sono mai amati) così Lionel Messi è stato capace quantomeno di accostare il mito di Maradona, diventandone a tutti gli effetti l’erede naturale e ricalcando le gesta sul campo. Non è un caso che proprio Messi riuscì a realizzare un gol (meno importante, off course) di quello che Maradona segnò all’Inghilterra ai Mondiali del 1986 e poi proclamato gol “del siglo”, del secolo.
E a proposito di Messi e del suo parallelo con Maradona, se proprio c’è una “macchia” in carriera è proprio quella di non essere riuscito a fare con e per la nazionale argentina quello che invece è riuscito a fare con il Barcellona. Non sarà certo un caso se durante l’era Messi il Barcellona ha vinto tutto quello che era possibile (e anche impossibile) vincere. 3 volte la Champions League, 2 volte il Mondiale per Club, 2 volte la Supercoppa europea; 6 volte la Liga (la serie A spagnola), 6 volte la Supercoppa di Spagna, 2 volte la Coppa di Spagna. Per non parlare dei 4 Palloni d’Oro consecutivi e dei numerosi titoli di capocannoniere in Spagna e in Europa.
Ora sembra, e speriamo sembra, essere cominciata la fase discendente della carriera. L’ultima stagione non è stata certo la migliore nè per Messi nè per il Barcellona. Il rimpianto più grosso resta certamente il Mondiale brasiliano, sfiorato ma non conquistato, durante il quale Messi non è sempre stato Messi. Ma la verità è che il campione argentino ha perso il sorriso con il quale ha conquistato il mondo insieme ai suoi gol. Li avete visti i primi piani televisivi degli ultimi mesi? La faccia preoccupata, la bocca rivolta all’ingiù, qualche vomito di troppo e da troppo stress, qualche gol sbagliato di troppo, un calcio che a dispetto del suo faraonico conto in banca lo ha forse nauseato a tal punto da offuscare la poesia del suo calcio.
A 27 anni, a dieci anni di distanza dal suo debutto ma anche a dieci anni dalla fine della sua carriera, il Mondo del calcio che lo ha amato e lo ama ancora gli chiede un altro piccolo “sacrificio”: torna a sorridere, Lionel.