Andrea Belotti, umiltà e talento di un campione che bussa alle porte della Nazionale

di Redazione

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Andrea Belotti, umiltà e talento di un campione che bussa alle porte della Nazionale

| martedì 14 Ottobre 2014 - 17:47

Andrea Belotti piace a tutti, sempre di più. Non soltanto per l’incredibile media realizzativa (7 reti in 11 presenze in Under 21 e 12 gol in 30 presenze con il Palermo tra serie A e B), quanto per l’esponenziale crescita tecnica e professionale ancora nel pieno del suo sviluppo. Dall’Albinoleffe alla Serie A in un anno esatto, contro ogni previsione.

E dire che Belotti, in gol ancora una volta contro la Slovacchia, non era proprio quello che si potrebbe definire un “enfant prodige”. Il suo primo allenatore, Roberto Galletti, lo salvò dall’esclusione dal settore giovanile dell’Albinoleffe quando nessuno credeva in lui: “Non aveva piedi da fenomeno, c’era di meglio in giro. Eppure – prosegue Galletti – si sbatteva sul campo come un dannato, con una fame e una voglia di calcio che non mai avevo visto”.

Belotti fu segnalato al Palermo dal procuratore Sergio Lancini. Giorgio Perinetti, all’epoca dirigente del Palermo, visionò un paio di “cassette” e poi prese il telefono: Belotti doveva essere suo, a tutti i costi. E così fu, fortunatamente per il Palermo. Perchè i rosanero, senza di lui, avrebbero stentato tantissimo in un campionato insidioso come quello di B che invece poi fu trionfalmente vinto proprio grazie ai gol di Belotti.

Quasi in contemporanea la chiamata in Nazionale da parte del ct Di Biagio (prima solo apparizioni nell’Under 20 di Evani) per Slovacchia-Italia del 2013. Impressionò tutti, Antonio Conte compreso che lo segnalò alla dirigenza juventina come possibile rinforzo in prospettiva. Il primo gol in maglia azzurra arrivò in occasione di Italia-Irlanda del Nord 3-0.

Boninsegna, Vieri, Vialli, Chinaglia. I paragoni si sprecano, ma al giovane Belotti non piacciono le etichette: “Io sono il Gallo, sono solamente Belotti”. Il suo marchio di fabbrica è la cresta, quella che riproduce con la mano dopo ogni gol. Sogna il Milan studiando Shevchenko, ma l’atteggiamento è sempre quello di un giovane ragazzo di provincia che sta vivendo un sogno. Da Bergamo, dove ha radici, a Palermo. Dall’Albinoleffe alla grande ribalta nazionale e internazionale.

 

 

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