Sottraevano le identità di ignari cittadini, truffandoli e compiendo a loro nome richieste di finanziamento e altre operazioni finanziarie. Succede a Livorno e Roma, dove i carabinieri hanno eseguito sette misure cautelari (2 custodie cautelari in carcere, 2 agli arresti domiciliari, 3 sottoposizioni all’obbligo di presentazione).
Decine le perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili a vario titolo di far parte di “un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro il patrimonio, in particolare truffe e ricettazioni, nonchè delitti contro la fede pubblica, quali la fabbricazione di documenti identificativi e reddituali falsi”.
In pratica, gli indagati fabbricavano documenti d’identità, buste paga, cud e altra documentazione falsa, utilizzata dalla stessa organizzazione o ceduta a terzi per l’erogazione di finanziamenti, l’acquisto di autovetture e l’apertura di conti correnti, facendo figurare quali titolari dei vari rapporti gli ignari soggetti a cui era stata rubata l’identità. Il volume d’affari è di diversi milioni di euro.
L’indagine, avviata nel febbraio 2013 e condotta dalla stazione carabinieri di Roma IV Miglio Appio, dipendente dalla Compagnia Roma Eur, denominata “Reddito Facile”, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.
La base logistica dell’organizzazione era in un ufficio romano, zona Torpignattara, che ai più era conosciuto come “centro di consulenza ed elaborazione dati”. Qui lavoravano due degli indagati, che avevano elaborato dei data base informatici al cui interno veniva fatta confluire “una serie illimitata di dati anagrafici di ignari cittadini”.
In alcuni casi la banda ha preso di mira dei pensionati: con documentazione creata ad hoc, comunicavano all’Inps nuove coordinate bancarie sulle quali accreditare la pensione, danneggiando in questo modo l’ignara vittima che non si vedeva più recapitare mensilmente le somme spettanti.
Nel corso delle perquisizioni sono state sequestrate “centinaia di falsi documenti e un vero e proprio archivio dati informatico con anche albi professionali di medici e ingegneri e format di denunce presentate presso uffici delle Forze di Polizia delle quali veniva mantenuta solo intestazione e generalità del denunciante, fraudolentemente privandole della parte testuale attraverso alcuni programmi informatici e scanner”.