I jihadisti dello Stato islamico si sono ritirati da alcune zone della città siriana di Kobane, al confine con la Turchia, dopo i raid aerei messi a segno dalla coalizione internazionale guidata dagli Usa. Una situazione determinata dal fatto che “le loro retrovie sono state colpite nei raid, con vittime e danni ad almeno quattro dei loro veicoli”, riferisce il direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahman.
Tra l’altro, almeno 40 miliziani dell’Isis sono stati uccisi dai raid aerei della Coalizione internazionale su 20 delle loro postazioni intorno alla città curda di Kobane, nel nord della Siria, costringendoli ad arretrare. Lo afferma l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus).
Ed è caos in Turchia sull’intervento dello Stato nei combattimenti che oppongono i ribelli sunniti dello Stato Islamico e le forze curde per il controllo della città siriana di Kobane. Massicce manifestazioni si sono scatenate contro il governo conservatore con un bilancio, secondo fonti locali, di almeno 14 morti. Le violenze sono avvenute, come riferisce l’agenzia di stampa internazionale Misna, a Diyarbakir, Mardin, Siirt, Batman, Mus, tutte località del sud-est del paese a maggioranza curda.
Chiamati scendere in piazza dal Partito popolare repubblicano (Hdp), a migliaia hanno protestato contro l’inerzia di Ankara nello scendere in campo per aiutare militarmente Kobane, dove da metà settembre si contano oltre 400 morti, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh).
Malgrado il via libera del Parlamento a un’operazione militare contro lo Stato Islamico, il governo si è finora rifiutato di intervenire. Visitando ieri un campo profughi di curdi siriani a Gaziantep, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha confermato che Kobane sta per cadere, dicendosi favorevole a un’operazione terrestre.
L’inviato dell’Onu in Siria, Staffan de MIstura, ha nel frattempo chiesto l’intervento della comunità internazionale: “Il mondo, noi tutti deploriamo che l’Is sia in grado di prendere il controllo di una città che si è difesa coraggiosamente ma che potrebbe non riuscire più a farlo”, ha detto de Mistura. “Ci sono 400 mila abitanti – ha concluso – sono tutti curdi e si difendono tutti con grande coraggio. Adesso però gli abitanti di Kobane sono molto vicini a non farcela più. Combattono con armi normali mentre l’Isis ha carri armati e mortai. La comunità internazionale li deve difendere perché non può sostenere che un’altra città cada nelle mani dell’Is”.