Sul Jobs Act ci sarà il voto di fiducia: alla fine il Governo ha deciso di chiedere la fiducia al Senato sulla riforma del lavoro che sta scaldando gli animi di maggioranza e sindacati. La palla bollente è quella dell’articolo 18, abolito con un documento approvato dalla segreteria di Renzi.
Ma all’interno del Pd stesso la questione della fiducia sul decreto lavoro non è stata presa benissimo Solo pochi minuti prima dell’annuncia del Governo Gianni Cuperlo aveva detto a SkyTg24: ” Se si vuole discutere, utilizziamo queste ore per migliorare su punti di merito la riforma ed evitare il voto di fiducia. Ne uscirebbe rafforzato il governo, il Parlamento e soprattutto il Paese”.
Consiglio non ascoltato dall’esecutivo, che ha preferito chiedere il parere del Senato e dunque affrontare quelle che potrebbero essere conseguenze politiche. In più, Renzi ora dovrà affrontare la battaglia dei sindacati, Cgil in testa. “Se il governo non dovesse cambiare direzione per quanto riguarda l’economia e il lavoro”, aveva ribadito Susanna Camusso “Il sindacato andrà avanti con le mobilitazioni. Non basta un incontro per dire che le politiche del governo vanno bene. Se il governo continua con queste politiche annunciate è inevitabile che la mobilitazione del sindacato andrà avanti”.
Ed è in corso il vertice a Palazzo Chigi con i sindacati. A Seguire sarà la volta delle imprese. Secondo quanto si apprende il premier ha aperto l’incontro con i rappresentanti dei lavoratori sottolineando che “Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia”. Al tavolo siedono anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e i ministri del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, dell’Economia Pier Carlo Padoan, della P.A. Marianna Madia. Presenti i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Annamaria Furlan, Luigi Angeletti e Geremia Mancini.