“Non ci sarà un contagio. Il caso di Roma è isolato” ma “auspico che in futuro si vada verso situazioni in cui orchestre e coro siano interne ai teatri ma con contratti a termine. Una procedura che potrebbe essere applicata ai nuovi assunti. È un modo per aprire ai giovani e per mettere fine alle rendite di posizione”.
Sono queste le parole del ministro della Cultura, Dario Fraceschini, in un’intervista a Repubblica dopo i licenziamenti al teatro dell’Opera di Roma. Una ‘deregulation’ del lavoro nella lirica? “Sì – dice – bisogna che i teatri lirici non sprechino più e che si dotino di rapporti di lavoro più moderni. Sono qui per cambiare”.
Il ministro elenca gli investimenti dello Stato nel settore: “Alle fondazioni 186 milioni di euro, più 125 a quelle in crisi. Per tutto il resto del sistema musicale rimane il 23% dei finanziamenti e parliamo di 29 teatri di teatri di tradizione, 50 festival, tutto il jazz e la musica contemporanea. Bisogna che a questo impegno così sostenuto corrisponda una gestione della lirica più sana”.
“Se lo Stato investe per 14 fondazioni il 47 per cento del Fondo unico per lo Spettacolo, cinema e teatri compresi non è per garantire l’indennità umidità o di frac”, aggiunge. Intervistato anche dal Messaggero Franceschini osserva che “i collegamenti fatti in questi giorni tra articolo 18 e vicenda dell’Opera, a mio avviso, sono assurdi”.
“Non penso – ribadisce – che l’esternalizzazione sia un modello per le altre orchestre. È una risposta particolare a una situazione particolare”.