Una delle proposte che ha avanzato il premier Matteo Renzi, che è stata discussa durante la direzione nazionale del Partito Democratico e durante la puntata di Ballarò, è quella di inserire il TFR nelle buste paghe. Ma che vuol dire?
Il Trattamento di Fine Rapporto, il TFR, nota anche come liquidazione o buonuscita, è una somma di denaro che il lavoratore dipendente riceve nel momento in cui finisce un rapporto di lavoro. L’importo si basa su un accantonamento pari al 6,91 per cento della retribuzione annuale. La somma accantonata nel TFR viene rivalutata sulla base del tasso fisso dell’1,5 per cento, più una parte variabile legata all’indice ISTAT dei prezzi al consumo.
Dal gennaio del 2007 i lavoratori dipendenti del settore privato hanno avuto la possibilità di scegliere se mantenere il TFR nella forma attuale (come dunque liquidazione) oppure se versarlo in un fondo pensione.
Il TFR può essere corrisposto in un’unica soluzione o in più rate, di solito concordare con l’azienda anche a seconda dell’importo. Dopo almeno otto anni di lavoro presso lo stesso datore, i lavoratori possono chiedere, solo per una volta, un’anticipazione del TFR per un importo che può arrivare fino al 70 per cento del totale. Esiste infine un Fondo di Garanzia nazionale al quale possono rivolgersi i lavoratori di imprese in stato di insolvenza o dichiarate fallite.
Ricevere il TFR in busta paga significa avere un anticipazione di questa somma ogni mese. Lo stipendio quindi diventa un po’ più alto a seconda della base di partenza, ma chi guadagna di più verrebbe penalizzato dal fisco.
Come riporta Il Giorno, le buste paga arricchite dal Tfr sono state realizzate ipotizzando che il governo preveda di mantenere la tassazione separata del Tfr con un’aliquota agevolata del 23%. In caso contrario, se fosse applicata l’aliquota ordinaria in base al reddito, l’imposta Irpef potrebbe addirittura raddoppiare per i redditi alti. Da 28 a 55mila euro lordi annui, infatti, l’aliquota sale al 38% per passare al 41% fino a 75mila e poi al 43%.
L’operaio che ha una retribuzione ordinaria mensile di 1.544 euro, più il bonus di 80 euro, vedrebbe la busta paga mensile netta aumentare da 1.238 a 1295 euro prendendo (esentasse) i 57,18 euro di Tfr. L’aliquota del 23% scatterebbe quando verrebbe riscosso alla fine il Tfr conteggiando anche gli anticipi.
Per un impiegato che riceve 1.765 euro mensili, più bonus e Tfr di quasi 64 euro, la busta paga salirebbe invece da 1.342 a 1.405 euro. Per un impiegato, invece, di più alto livello, con 2.085 euro di retribuzione lorda ordinaria, il Tfr mensile sarebbe di 77 euro, ma in questo caso comincerebbero a scattare le tasse: 17,7 euro. Così la differenza, con o senza Tfr, sarebbe tra un salario di 1.608 euro e uno di 1.667.