“Prendersela con tutti, con i sindacati, i magistrati, la minoranza del partito e mai una volta con la destra è curioso”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani, facendo riferimento alle recenti dichiarazioni del premier Matteo Renzi. “È curioso – ha sottolineato Bersani – perché son dieci anni che governa la destra”.
“I soldi del Tfr sono soldi dei lavoratori, non del governo. Se si vuole fare qualcosa con i soldi dei lavoratori, bisognerà che si parli con i lavoratori perché non sono soldi del governo né delle imprese”, ha spiegato Bersani aggiungendo: “Andiamoci molto cauti, quando ci si mangia oggi le risorse di domani”.
“La minoranza sul jobs act – ha ricordato riferendosi alla spaccatura nel voto in direzione del Pd della minoranza – non è un’organizzazione ma è fatta di sensibilità, opinioni. In direzione c’è stato un implicito dibattito sul vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto ma nella sostanza tutti”, sia chi si è astenuto sul documento finale sia chi ha votato contro, “hanno pensato che si stava compiendo un passo avanti ma non sufficiente. Il pensiero comune è stato quello: ora bisogna che i gruppi possano lavorare”.
Bersani ritorna poi sulle polemiche per le parole del premier ai sindacati. “So dov’era il sindacato mentre si creava precariato: a parte qualche burocrate, a metterci davvero la faccia, e non solo la faccia, davanti alle fabbriche e nelle crisi aziendali. Trovo profondamente ingiusto questo schiaffo” di Renzi “a chi è sul fronte in una situazione drammatica. Non so come sia andato a letto la sera chi, dopo aver chiuso un accordo, dopo aver preso magari qualche invettiva dai lavoratori, deve ricevere anche l’incoraggiamento del presidente del Consiglio”.
Al voto finale “certamente non mancherà la lealtà verso il partito e il governo. Anzi, più netta è la chiarezza delle opinioni, più può poi emergere il senso di responsabilità. Dove non sono d’accordo lo dico ma non ho bisogno di farmi spiegare la ditta dai neofiti”, ha poi aggiunto.