Tempo di spending review anche alla Camera dei deputati. L’Ufficio di Presidenza ha dato il suo via libera alla riforma del trattamento per personale. Sono stati 13 i membri a votare sì, cinque gli astenuti (due del Movimento 5 Stelle, Davide Caparini della Lega Nord e Stefano Dambruoso di Scelta civica) e in due non hanno partecipato al voto (Simone Baldelli di Forza Italia e Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia).
Le misure prevedono un tetto alle retribuzioni di 240mila euro previsto dalla legge e dei tetti intermedi. “Oggi abbiamo preso una decisione senza precedenti, Camera e Senato insieme. Abbiamo dato il via libera – afferma sul suo profilo di Facebook la presidente della Camera, Laura Boldrini – alla riforma delle retribuzioni del personale, che in quattro anni porterà ad un risparmio di 97 milioni di euro”. “Lo abbiamo fatto – spiega – per rafforzare l’istituzione, anche mettendo le retribuzioni in sintonia con il Paese alla luce della grave crisi che stiamo attraversando”.
I sindacati della Camera sono però sul piede di guerra e segnalano “rischi per la legittimità delle scelte fatte”. “È falso dire che non ci sentiamo in dovere di fare la nostra: i sindacati della Camera hanno sempre cercato un confronto sulle misure oggi in esame con senso di responsabilità e in maniera costruttiva. Abbiamo solo chiesto rispetto per le più elementari regole che presidiano le dinamiche sindacali e la difesa dello stato di diritto anche alla Camera con l’ambizione di scongiurare i profili di illegittimità che abbiamo denunciato in tutte le sedi – avvertono i sindacati dei dipendenti di Montecitorio -. La possibilità di discutere le nostre proposte ci è stata completamente negata e anche quella di avanzare controproposte”.