Si torna a parlare di omicidio stradale. Lo ha fatto oggi il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi rinnovando un dibattito che va avanti da anni, ma che non è ancora sfociato in una norma approvata. Il ministro lo ha ribadito nel corso di una conferenza stampa a una domanda sulla tragedia avvenuta ieri nel salernitano.
Per i “casi estremi, drammatici, come quello di un ubriaco che è cosciente di essere tale e si mette alla guida”, si potrebbe “introdurre l’omicidio stradale”.
Intanto, la vera “sfida è l’educazione e la prevenzione, poiché alla libertà della persona non ci si sostituisce”, in secondo ordine Lupi ha indicato l'”ergastolo della patente, una modalità sulla stessa linea della patente a punti, che preveda sanzioni amministrative pesantissime a fronte di comportamenti irregolari”.
In Parlamento c’è uno schieramento trasversale che appoggia l’ipotesi, sostenuta dallo stesso premier Matteo Renzi e dalle associazioni delle vittime, che sottolineano i 114 morti nel 2013 causati dai pirati della strada. Lo strumento che apre alla fattispecie è la legge delega per la riforma del Codice Stradale, approvata lo scorso luglio dalla commissione Trasporti della Camera. Previsto per i colpevoli, oltre alle conseguenze penali, anche il ritiro a vita della patente.
“Nel caso in cui – indica l’emendamento approvato – il conducente cagioni la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale” anche “in coerenza con eventuali modifiche del codice penale che introducano il reato di ‘omicidio stradale'”, sarà possibile comminare “le sanzioni amministrative accessorie della revoca della patente e della inibizione alla guida sul territorio nazionale a tempo indeterminato”.
L’eventuale via libera definitiva del provvedimento, dunque, non porta all’automatico inserimento del nuovo reato per il quale occorrono modifiche al codice penale. Su questo punto va trovata una formulazione convincente che ancora non è stata messa nero su bianco.
Il Pd ha presentato una proposta di legge al Senato che prevede pene molto alte, a metà tra l’omicidio volontario e quello colposo: carcere tra i 6 e 16 anni, per chi provochi la morte di una persona mettendosi alla guida in stato di ebbrezza alcolico, sotto stupefacenti, con un limite velocità superiore al doppio del limite, o si dia alla fuga dopo l’incidente. E nel caso di morte di più persone la pena può essere aumentata fino a 21 anni. Quando la condanna diviene definitiva scatta anche il ritiro a vita della patente.