La DIA ha confiscato beni intestati alla sorella del capo mafia ancora latitante Matteo Messina Denaro, Anna Patrizia, 44 anni, e al marito di lei, Vincenzo Panicola, 44 anni, entrambi detenuti per associazione mafiosa.
Il provvedimento di confisca segue il decreto di sequestro, emesso a carico di Panicola nel gennaio 2013. La relativa proposta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti del suddetto indiziato mafioso era stata avanzata dal Procuratore della Repubblica di Palermo, avvalendosi delle indagini patrimoniali delegate alla Sezione Operativa DIA di Trapani.
Il Tribunale di Trapani-Sezione M.P. ha disposto nei confronti di Panicola la misura della sorveglianza speciale di PS, con obbligo di dimora nel luogo di residenza, per la durata di anni tre, e la confisca del patrimonio dello stesso.
Con questa ulteriore confisca, la DIA continua l’ampia strategia di indebolimento della potenza economica, attraverso la rescissione dei suoi canali di finanziamento, e di isolamento del capo mafia latitante di Castelvetrano.
Vincenzo Panicola, imprenditore di Castelvetrano (TP), prima della sua detenzione, ha operato nei settori della manutenzione di impianti di produzione, installazione, distribuzione e utilizzo dell’energia elettrica; delle costruzioni edili e stradali; dei lavori di pulizia in genere. Con la società Vieffegi Service Srl, oggetto anch’essa della confisca, Panicola prestava la sua attività di pulizia all’interno del Centro Commerciale “Belicittà” di Castelvetrano (TP), appartenente al gruppo imprenditoriale della holding “Gruppo 6GDO SrL” del noto imprenditore di Castelvetrano (TP) Giuseppe Grigoli, 65 anni, condannato in primo e secondo grado per concorso in associazione mafiosa, ritenuto prestanome del boss Matteo Messina Denaro.
A Grigoli, nell’ambito dell’operazione “Mida”, è stato confiscato un patrimonio per un valore di oltre 700 milioni di euro.
Vincenzo Panicola, figlio del defunto patriarca mafioso Vito Panicola, quest’ultimo condannato con sentenza definitiva per omicidio e tentato omicidio, è detenuto perché ritenuto responsabile, unitamente ad altri, tra cui il cognato latitante Matteo Messina Denaro, Filippo Guttadauro, Leonardo Bonafede e Franco Luppino, di associazione per delinquere di tipo mafioso e segnatamente, quali componenti il mandamento mafioso di Castelvetrano:
- per avere curato e gestito la latitanza dei membri del mandamento, in particolare di Matteo Messina Denaro, attraverso il continuo scambio di messaggi, prestandosi a recapitare e ricevere “pizzini” o analoghe “comunicazioni verbali”, svolgendo, in tal modo, funzioni logistiche per l’organizzazione, consentendo al latitante l’esercizio delle sue funzioni “apicali” nell’organizzazione mafiosa;
- per avere posto in essere condotte dirette al controllo delle attività economiche, degli appalti e dei servizi pubblici, nonché al controllo del territorio di pertinenza della consorteria mafiosa, anche attraverso la programmazione di estorsioni, di incendi, di approvvigionamento di fondi e di reinvestimento di capitali.
Anna Patrizia Messina Denaro, ritenuta in contatto con il fratello latitante, per conto del quale smistava i suoi ordini, è stata arrestata dalla DIA nel dicembre 2013, nel corso della maxi operazione antimafia interforze denominata “Eden”, con l’accusa di estorsione aggravata dal favoreggiamento di cosa nostra. La stessa, anche per il tramite del marito, Vincenzo Panicola, da tempo detenuto, è accusata di avere fatto da raccordo con i mafiosi in carcere.
L’odierna confisca ha compreso beni aziendali ed i capitali sociali delle ditte, operanti nel territorio di Castelvetrano, Vieffegi Service Srl, Vieffegi Impianti Srl, SO.RO.PA. Costruzioni Srl; un’autovettura, rapporti bancari ed altro, per un valore di centinaia di migliaia di euro.
“Sono orgoglioso di essere qui a Castelvetrano: oggi vinciamo tutti, lo Stato, la Chiesa, la società, i lavoratori”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano partecipando alla cerimonia di riapertura dell’ipermercato alimentare presso il Centro Commerciale “Belicittà” di Castelvetrano, confiscato all’ imprenditore Giuseppe Grigoli accusato di essere prestanome del boss Matteo Messina Denaro. “Qui a Castelvetrano la prima sfida è stata vinta, perché il gruppo commerciale resta sul mercato senza condizionamenti mafiosi e i lavoratori restano al loro posto – ha proseguito il ministro – La mafia ruba la credibilità, è ladra di futuro, di speranza. Noi siamo qui per restituire un pezzettino di futuro, di speranza. Siamo qui per affermare che lo Stato vince e la mafia perde”.
E ha aggiunto: “Matteo Messina Denaro proprio oggi ha preso la batosta per la confisca di beni ai suoi prestanome” riferendosi alla confisca da parte della Dia di Trapani nei confronti di Anna Patrizia Messina Denaro e del marito Vito Panicola, entrambi in carcere, sorella e cognato del boss latitante. Alfano ha concluso che l’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati “è diventata una grande società immobiliare, è titolare di 1.700 aziende”.
“Matteo Messina Denaro non è più iscritto tra i residenti di Castelvetrano, è stato cancellato dalla data del mio insediamento”. Lo ha detto il sindaco Felice Errante durante l’incontro con il ministro dell’Interno Angelino Alfano nell’aula consiliare di Castelvetrano, in provincia di Trapani.