Dopo la pausa estiva si torna in aula per il processo d’appello ‘Ruby bis’ che vede imputati Emilio Fede e Lele Mora, condannati a sette anni in primo grado, e Nicole Minetti l’ex consigliere lombardo condannata invece a cinque anni.
Arrivato in Tribunale a Milano, l’ex talent scount ha parlato del proscioglimento dello scorso luglio dell’ex premier Silvio Berlusconi dalle accuse di concussione e prostituzione minorile. “Il mio e il suo – ha detto – sono due processi totalmente diversi, anche se il fine è uno solo, ma sono contento per l’assoluzione di Berlusconi, la trovo una cosa giusta, perché ognuno a casa sua può fare quello che preferisce”.
Mora ha raccontato che tra un anno circa finirà il suo percorso di affidamento ai servizi sociali dopo il patteggiamento per la bancarotta della sua Lm Management. “Ora lavoro nella società di pubblicità di mio figlio, faccio lo stagista in pratica – ha spiegato – e lui è il mio datore di lavoro e poi faccio molto più di due ore al giorno di lavori sociali nella comunità di Don Mazzi e sono sereno”.
Poi è tornato a parlare delle serate ad Arcore, spiegando che “Berlusconi non aveva certo bisogno né di me né di Fede se voleva qualche signorina per divertirsi”. Arcore, ha aggiunto, “non era una casa di tolleranza, quelle ragazze non erano prostitute ma al massimo amanti e un’amante al suo uomo può chiedere quello che vuole”. E Ruby poi “non ha mai avuto rapporti sessuali con Berlusconi, posso confermarlo, aveva solo rapporti economici, era una furba e lui da uomo generoso l’ha aiutata”. Infine, Mora ha spiegato che sta “scrivendo un secondo libro su tutta la mia vita”.