Il governo Crocetta ridisegna la formazione in Sicilia, ispirandosi al “modello tedesco” e mandando in soffitta il vecchio modello, travolto dagli scandali e dalle inchieste giudiziarie con le Procure di mezza Sicilia al lavoro. Lo fa con un ddl di 41 articoli, che mira a dotare per la prima volta l’isola di una legge organica di riforma del settore, attingendo per lo più ai fondi comunitari: l’obiettivo è costruire un sistema utile ai giovani e capace di prevenire la dispersione scolastica e rafforzare l’occupabilità.
Un tentativo che lascia ancora perplessi, soprattutto dopo i fallimenti del cosiddetto “Piano Giovani”. Tra le novità del provvedimento, approvato ieri in giunta e trasmesso all’Assemblea, accordi di rete tra università, scuole, aziende, camere di commercio e terzo settore, e un ‘sistema duale’ di formazione (lezioni in aula e formazione in azienda) valorizzando l’apprendistato. Vengono introdotti il libretto formativo e i poli tecnico-professionali di filiera (composti da due istituti tecnici o professionali, collegati con un’istituzione accreditata e almeno due imprese). Stop alla retribuzione dei corsisti.
La Regione, che avrà compiti di indirizzo, programmazione, coordinamento e controllo, si occuperà di individuare l’offerta, i fabbisogni professionali e le risorse da destinare con il Piano regionale integrato dell’istruzione e della formazione (Prif), che avrà durata triennale e potrà essere aggiornato ogni anno in base alle esigenze dei territori. Ma si occuperà anche di definire i criteri per l’accreditamento e di gestire i due albi degli operatori, uno col personale finora in carico agli enti e l’altro con nuove figure da cui poter attingere.
La riforma promuove il decentramento delle competenze e lo fa assegnando ai Liberi consorzi dei Comuni e alle città metropolitane funzioni amministrative e di gestione degli interventi ‘in loco’ con il Piano operativo territoriale formativo (Pot). In materia di formazione gli interventi individuati sono legati all’assolvimento dell’obbligo scolastico, formazione superiore, post diploma, continua, permanente e rivolta ai soggetti svantaggiati. Il ddl prevede anche alcune norme per i servizi educativi per la prima infanzia e introduce, tra le altre cose, “le sezioni primavera” per progetti formativi rivolti a bambini di età compresa tra 24 e 36 mesi.