È quasi impossibile che Alberto Stasi, il 13 agosto 2007, quando entrò nella villetta dei Poggi e scoprì il corpo senza vita della fidanzata Chiara, non abbia calpestato le macchie di sangue sul pavimento. È questo l’esito della nuova sperimentazione virtuale della camminata del fidanzato di Chiara Poggi, chiesta dai giudici nel nuovo processo di secondo grado.
Il parziale esito della sperimentazione è stato illustrato a Bologna dai periti nominati dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano ai consulenti delle parti. Le possibilità che Stasi non abbia intercettato le macchie di sangue sono ancora meno rispetto a quelle indicate dagli esperti nominati del 2009 dal gup di Vigevano Stefano Vitelli.
E questo perché l’esperimento sul percorso effettuato dal giovane è stato esteso, come chiesto dall’accusa e dalla parte civile, ai due gradini e alla zona antistante le scale su cui era riverso cadavere di Chiara. Cinque anni fa il professor Nello Balossino, esperto di elaborazione delle immagini dell’università di Torino, pur senza prendere in considerazione i due gradini imbrattati di sangue, aveva stabilito che, su 78mila simulazioni effettuate al computer, è risultato che Stasi aveva solo una possibilità di non calpestare sangue sulla scena del delitto. Adesso si parla addirittura di una possibilità su un milione.
Intanto il prof. Francesco De Stefano, ordinario del dipartimento di Scienza e Salute dell’Università di Genova, ha depositato ai giudici la perizia sull’esame mitocondriale del bulbo del capello corto castano trovato nel palmo della mano sinistra di Chiara (a causa dello scarso materiale a disposizione non è stato possibile avere informazioni) e sulle tracce di dna maschile individuate su alcuni frammenti di unghie della ragazza. Le analisi, che hanno portato a evidenziare solo 5 marcatori tutti compatibili con quelli di Stasi, hanno dato esiti considerati non sufficientemente attendibili.