L’Ocse non è l’unica organizzazione a vedere negativamente il futuro dell’economia italiana. Anche il Fondo monetario internazionale rivede al ribasso le stime sul Pil italiano nel 2014, indicando una contrazione dello o,1% Per il 2015 invece sarebbe un’accelerazione all’1,1%.
“I rischi restano ancorati al ribasso”, secondo gli economisti del Fondo, citando le “tensioni geopolitiche, la possibilità di una stagnazione e a una bassa inflazione”. Secondo l’Fmi la crescita è destinata a rimanere attorno all’1% per tutto il 2019: le stime sono infatti per un +1,3% nel 2016, un +1,2% nel 2017, un +1% nel 2018 e un +1% nel 2019.
L’istituto di Christine Lagarde sostiene che “ottenere risparmi significativi sarebbe difficile senza intervenire sulla grande spesa pensionistica. La spesa italiana per le pensioni è la più alta d’Europa, pari a circa il 30% del totale” mentre per l’istruzione e altre spese sociali non-pensionistiche l’esborso è molto limitato.
L’Fmi comunque approva il Jobs Act. Secondo gli esperti, la riforma del mercato del lavoro è uno dei “fondamentali” dell’agenda Renzi. C’è l’invito ad “andare avanti anche nella lotta alla corruzione”, che nel settore pubblico resta un serio problema in Italia.