Nuove rivelazioni dalla Siria sulla sorte di Padre Paolo Dall’Oglio e delle cooperanti italiane rapite. “È vivo e sta bene. Si trova in una prigione posta nelle vicinanze della cittadina siriana di Raqqa e controllata da militanti iracheni dello Stato Islamico. Nelle stessa prigione potrebbero trovarsi altri ostaggi occidentali, tra cui le due cooperanti italiane rapite di recente”. A riferirlo al Corriere della Sera, il 74enne Michel Kilo, intellettuale damasceno, schierato nelle fila delle opposizioni di sinistra alla dittatura siriana.
Le sue dichiarazioni in merito al gesuita italiano, scomparso nel nulla nella Siria settentrionale dal 29 luglio 2013, contraddicono le notizie circolate nelle scorse settimane che Dell’Oglio sia stato assassinato poche ore dopo essere stato rapito.
Kilo riferisce al quotidiano milanese che il gesuita “originariamente venne rapito da militanti dello Ahrar al-Sham (gruppo armato del fronte integralista islamico). Questi però poi lo hanno consegnato ai capi dello Stato Islamico, forse dopo un congruo pagamento come fanno spesso tra formazioni diverse, che intendevano liberarlo in cambio di un forte riscatto. Per molti mesi è stato rinchiuso nel palazzo del governatorato di Raqqa, dove i jihadisti hanno il loro quartier generale. Con lui sono stati tanti altri prigionieri occidentali, credo anche James Foley, il primo dei giornalisti americani decapitati”. Interrogato circa la provenienza di questa importanti informazioni ha risposto: “Non posso specificare. Ma sono fonti attendibili”.
Infine Kilo aggiunge: “Adesso mi dicono sia in un carcere diverso. I suoi carcerieri sarebbero jihadisti iracheni, meno affidabili dei precedenti, più pericolosi di quelli siriani di Raqqa. Con lui, non nella stessa cella, potrebbero esserci anche le due italiane” (le cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo ndr).