È in bilico il cessate il fuoco in Ucraina. La situazione sul fronte est è sempre più delicata, sia dal punto di vista militare che da quello diplomatico. La tregua è scattata venerdì scorso, sancita dall’accordo di Minsk tra Kiev e i ribelli filo-russi, ma sembra aver retto solo per alcune ore.
Dopo 5 mesi di conflitto, oltre 2 mila morti e un milione di profughi, sembrava che all’orizzonte si avvistasse la parola fine. I presidenti ucraino Petro Poroshenko e russo Vladimir Putin hanno avuto un nuovo colloquio telefonico in cui si sono detti soddisfatti di come le parti in conflitto rispettino l’intesa.
Ma in serata forti esplosioni si sono verificate nella città portuale di Mariupol – una delle principali città dell’Ucraina orientale – e di nuovo è stato un rimpallo di accuse. Una colonna di fumo e fiamme si è poi levata all’orizzonte in una zona in cui si trova fra l’altro un posto di controllo delle forze governative ucraine. All’alba invece, la stessa città è stata colpita da una serie di bombardamenti sporadici, con anche raffiche di armi automatiche.
Sporadic shelling, gunfire strain fragile ceasefire in eastern Ukraine. http://t.co/VzW453Chim
— CNN (@CNN) 7 Settembre 2014
Secondo le prime informazioni ci sarebbe anche una vittima: si tratta di una donna. Tre persone invece sarebbero rimaste ferite.
Sembra quindi che non si riesca a trovare pace in Ucraina. E la tensione a livello diplomatico di conseguenza cresce: Bruxelles da un lato conferma un nuovo pacchetto di sanzioni in attesa di formalizzazione e il Cremlino risponde che in caso di approvazioni non mancheranno le reazioni.
Ad andare contro la linea intrapresa dall’Unione europea è l’ex premier Silvio Berlusconi: “A causa di una malaugurata carenza di leadership internazionale” si sta assumendo “un atteggiamento ridicolmente e irresponsabilmente sanzionatorio nei confronti della Federazione Russa, che non può non difendere i cittadini ucraini di origine russa che considera come fratelli”. Berlusconi lo ha detto collegandosi telefonicamente al raduno dei giovani di Fi, a Giovinazzo (Bari), dove è in corso l’ultima delle tre giornate di lavori.