“Ci sono due Italie, quella degli ottimisti e quella dei pessimisti, quella di chi dice che ce la fa e quella di chi soffre, di chi ci crede e di chi non ci crede. Insomma, quelli che ci provano e quella dei gufi”. Con la solita schiettezza il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, fotografa così la situazione dell’Italia.
Renzi parla da Gussago, nel Bresciano, dove ha inaugurato il nuovo stabilimento delle rubinetterie Bonomi. Una visita che ha fatto storcere il naso a molti vista l’assenza del premier al forum di Cernobbio, in corso proprio in queste ore e al quale sono intervenuti il presidente del Senato Piero Grasso e della Commissione Ue Jose Barroso. “Vado – aveva tagliato corto Renzi – dove si produce , vado dove si lavora”.
Il premier arriva in tarda mattinata, accolto dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dal presidente di Rubinetterie bresciane Aldo Bonomi. Prima di entrare saluta alcuni agenti di polizia all’ingresso, come a stemperare anche le polemiche degli ultimi giorni.
La visita al nuovo stabilimento è un’occasione per tornare a fare il punto sulle riforme e sul percorso intrapreso dall’Italia. “Non andiamo da nessuna parte con le riforme senza cuore – dice Renzi – . Continueremo a fare le riforme costi quel che costi. Basta con la cultura della rassegnazione, gli esperti che ci dicono che siamo finiti non ne hanno azzeccata una negli ultimi 20 anni”.
La parola riforme cammina però di pari passo con i famigerati “risparmi”. “Anche nella macchina della pubblica amministrazione – precisa Renzi – alcuni tagli vanno fatti, c’è troppo grasso che cola. L’operazione di tagli è un’operazione che fa chiunque in una famiglia normale. Chi è che non ha fatto sacrifici finora – aggiunge – è la macchina pubblica, dove non si è intervenuto nei centri di costo”.
Per Squinzi la presenza di Renzi “testimonia come la politica voglia fare delle cose concrete per il nostro futuro ma dobbiamo cambiare la nostra politica economica, dobbiamo addirittura darcene una. Dobbiamo credere nel nostro futuro, possiamo e dobbiamo farcela, la depressione non può appartenere la nostro dna, è impedita dallo statuto delle nostre imprese”.