La vagina? Una donna su due non sa dov’è |Ignoranza, tabù e imbarazzo sulle “parti intime”

di Matilde Speciale

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La vagina? Una donna su due non sa dov’è |Ignoranza, tabù e imbarazzo sulle “parti intime”

| mercoledì 03 Settembre 2014 - 08:46

La metà delle donne, in età compresa tra i 26 e 35 anni di età, non è in grado di identificare in modo corretto una vagina su un diagramma medico del sistema riproduttivo femminile.

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La notizia potrebbe sembrare paradossale eppure il dato emerge da una ricerca condotta da Eve Appeal, un’istituzione britannica che si occupa di cancro nelle donne, di prevenzione e di informazione. Si perché il problema è prima di tutto culturale: la ricerca ha fatto emergere che le donne giovani mostrano una certa resistenza anche ad usare termini come vagina, vulva, utero.

L’indagine ha infatti dimostrato che una donna su cinque, di età compresa tra i 16 e i 26 anni, non è stata in grado di nominare un solo corretto sintomo di uno dei cinque tumori ginecologici più diffusi tra le donne, mentre quasi il 40% di esse ha utilizzato dei giri di parole come “parti femminili”, “punti femminili”, per nominare gli organi sessuali, anziché i nomi corretti.

Ma c’è di più. Una donna su 10, di età compresa tra i 16 e i 35 anni, per imbarazzo non chiede aiuto al medico in caso di problemi ginecologici. Mentre quasi un terzo, sempre per imbarazzo, non si è mai sottoposta a una visita specialistica.

Anche nell’era dell’informazione quindi esistono tabù e ignoranza. Per di più, le donne meno informate sono le più giovani: un’affermazione che ha il sapore del paradosso nell’era del sempre connessi. Contrariamente a quanto può sembrare, le donne anziane di età compresa tra i 66 e i 75 anni sono risultate le più “istruite” sui loro corpi: otto su dieci sono state in grado di contrassegnare correttamente le ovaie, e quasi nove su dieci indicare il grembo materno.

“Alla Eve Appeal sappiamo quanto sia importante promuovere per le donne di tutte le età il diritto parlare dei segni e dei sintomi dei tumori ginecologici, e questa indagine ha messo in luce quanta strada dobbiamo ancora percorrere per far sì che questo avvenga – ha commentato, nel comunicato, Helena Morrissey presidente di Eve Appeal – Questi tumori sono alcuni dei peggiori per le donne, con un tasso di mortalità del 40%. Comprendere i sintomi può salvare la vita, che è il motivo per cui stiamo sollecitando le donne durante questo Gynaecological Cancer Awareness a parlare più apertamente di questi temi salvavita”.

Al di là del fatto che certi dati possano far sorridere, la ricerca ha una valenza da non sottovalutare: quella della prevenzione. I dati della ricerca sono stati diffusi nel Mese della Lotta Contro il Cancro per far capire alle donne l’importanza di una corretta informazione per capire i rischi che si possono correre. E per intervenire all’insorgere dei primi sintomi. 

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