Voto 10: alla Serata di Preapertura della Mostra, nel corso della quale è stata proiettata una copia restaurata di uno dei capolavori del cinema muto italiano, Maciste Alpino (1916) di Luigi Maggi e Luigi Romano Borghetti. Ottimo il lavoro unificato della Biennale di Venezia in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino, presso il Laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna.. La proiezione è stata resa ancor più suggestiva dall’accompagnamento musicale dal vivo del jazzista Raffaele Casarano con il suo quartetto Locomotive.
Voto 9,5: alla Sala Darsena, completamente rinnovata e ampliata, arricchita dal nuovissimo sistema di acustica che consente una vera e proprio esperienza sensoriale, immergendo circolarmente la platea all’interno del suono.
Voto 9: a Birdman di Alejandro G. Iñárritu (leggi la recensione).
Voto 8: alla freschezza e alla bellezza di Luisa Ranieri, la madrina delle serate di apertura e di chiusura della Mostra.
Voto 6: a The President di Mohsen Makhmalbaf. Lo avevamo apprezzato con Viaggio a Kandahar, ma quest’ultima pellicola non convince. La storia del dittatore in fuga con il nipotino di cinque anni, che attraversa il suo paese devastato dalla ribellione e tocca con mano la realtà del suo popolo, non aggiunge nulla di nuovo a molta precedente cinematografia, né i personaggi sembrano particolarmente “mobili” all’interno della narrazione. Questa parabola su politica, libertà e democrazia si tinge spesso di prevedibilità.
Voto 3: all’allestimento del Palazzo del Cinema, ormai lo stesso degli ultimi anni. Il Festival ci aveva abituato in passato a “cambi d’abito” annuali e sorprese. Che abbiano dimenticato che la Biennale dell’Arte, di cui la Mostra è una parte, ospita anche una sezione molto apprezzata dedicata al design e alle avanguardie visive?