Sono 1.424 le società pubbliche, con partecipazioni degli enti locali, con conti in rosso e redditività sotto lo zero. Una su quattro delle 5.264 che il commissario alla Spending Review ha potuto passare a setaccio. Già perché, nel complicato mondo delle partecipate di Comuni e Regioni, ce ne sono 1.075 che, a due anni di distanza, non hanno ancora reso disponibili i bilanci del 2012. A queste si aggiungono 143 società che, a forza di mettere a segno perdite, hanno oramai bruciato il proprio capitale: tra loro, la prima, con un ‘buco’ patrimoniale di 20,3 milioni, è la Cmv di Venezia che gestisce il Casinò.
È un mondo complicato da riassumere quello delle oltre 8 mila società che hanno, in tutto o in parte, un proprietario pubblico. Ci sono grandi società che gestiscono tratti autostradali e piccole srl che controllano una farmacia, banche di credito cooperativo e anche realtà decisamente più piccole come quella, ad esempio, che promuove il tacchino alla Canzanese. Il commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli, fa allora un primo passo. Pubblica un primo screening sui bilanci 2012. ”Un primo passo”, spiega, per misurare l’efficienza delle partecipate. Calcola così il Roe di ciascuna società, che misura il reddito realizzato nell’anno in rapporto al patrimonio.
Non ci sono dati di sintesi e per provare a trovare un bandolo della matassa bisogna scorrere 8 maxi-file con migliaia di società. Alla fine emerge che su 5.264 partecipate i cui dati sono affidabili ce ne sono poco più di 3.800 con una ‘redditività’ positiva. Ci sono anche eccellenze: 1.132 hanno un Roe a due cifre. Ma, nella bilancia dei conti pubblici, pesano certamente più le 1.424 che hanno un Roe sotto zero. Di queste ce ne sono 613 che hanno un patrimonio sopra al milione di euro e che quindi, nel solo 2012, hanno registrato un ‘rosso’ di bilancio almeno altrettanto grande. Difficile trovare un identikit della società pubblica che non rende, o di quella che eccelle.
E per ora la fotografia scattata fissa un solo anno. Ma alcune cose emergono chiaramente. Non è certo una questione di territorio: ci sono società poco profittevoli al Nord, come al Sud. Tra le società più grandi, ad esempio, è molisana la peggiore (Gestione Agroalimentare Molisana con 2 mln di capitale e 14,5 di perdite) ma anche la migliore (Zuccherificio del Molise di Termoli). Se si guarda al patrimonio in rosso, la prima è certo la società che gestisce il casinò di Venezia, ma poi seguono la Fiera di Roma e la società Cotral, che è tra le più note per la gestione dei trasporti nel Lazio. Il gioco non deve portare bene ai bilanci se anche il Casino de la Vallee (Saint Vincent) mostra nel 2012 un Roe in rosso del 19,71% surclassato però da Campione con un reddito negativo, rispetto al capitale, per il 109,79%. Lo svago, comunque, non porta bene ai conti delle società pubbliche.
Roe negativo per il 122% conta ad esempio Formula Imola, che gestisce l’autodromo e che nel 2012 aveva 2,2 mln di perdite a fronte di 1,8 milioni di capitale, ma anche la società emiliana delle Terme di Chianciano (Roe -37,96%). Male anche la Fiera di Firenze (Roe -7,49%). Del resto le otto liste contengono una miniera di società: dal Traforo autostradale del Frejus (con un Roe positivo del 9,05%) alla Metropolitana Milanese (Roe 3,38%), dalle autostrade Bergamasche (Roe -10,9%) all’Azienda per la mobilità del Comune di Roma (Roe negativo del 37,8%), dal Trieste Yacht Service all’associazione del teatro stabile della città di Napoli. Un vero è proprio ginepraio che il governo è ben intenzionato a smaltire. La scure di Cottarelli è pronta e i primi dati pubblicati sono solo un primo avviso.
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