L’annuncio del ministro Giannini sull’imminente riforma della scuola ha messo in agitazione i lavoratori della scuola, nell’attesa che le novità vengano annunciate venerdì prossimo dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, dopo l’esame del Consiglio dei ministri. Una riforma della scuola che secondo il premier servirà a stupire gli italiani, ma che ha già molte zone d’ombra.
PRECARI – Il capitolo più scottante è quello che riguarda i precari. Il ministro Giannini ha annunciato che verranno eliminate le supplenze per coinvolgere circa 160mila precari, ma in tal modo sarebbero a rischio i 400 mila supplenti d’istituto che potrebbero dire addio all’insegnamento. La Giannini ha assicurato che la soluzione sarà svelata il prossimo 29 agosto ma la tensione è alta.
ASSUNZIONI E INCENTIVI – La riforma prevederà nuove assunzioni per sostituire gli insegnanti (4 su 10) che vanno in pensione tra 2017 e 2022. Nel 2015 ci sarà un nuovo concorsone per le cattedre. E per chi continua a fare l’insegnante, il governo avrebbe intenzione di incentivare i docenti che su base volontaria offrono disponibilità oraria. I sindacati però ribattono, dicendo subito che servirà un nuovo contratto.
NUOVI PROGRAMMI E COMPETENZE – Mettere gli studenti al passo con i coetanei europei è uno dei punti forti di questa riforma. Dall’informatica all’inglese, passando per il recupero di Storia dell’arte, geografia e magari diritto – tagliare fuori dalla riforma Gelmini – la Giannini e Renzi proveranno a cambiare i programmi delle scuole medie e superiori.
FINANZIAMENTI – Ci potrebbe essere una dotazione di un miliardo per stipendi e premi. Una bella cifra che però lascia perplessi gli addetti ai lavori che sostengono che sia la stessa cifra promessa per l’edilizia scolastica. I finanziamenti serviranno per le scuole dell’infanzia e reti di connessioni fisse rispetto a tablet o ancora lavagne multimediali. Con la chiusura della sede ministeriale di Roma Euor si recuperano solo 1,5 miliardi.
SCUOLE PRIVATE E STAGE – Il governo non fa mistero delle sue intenzioni di ritornare sui finanziamenti alle paritarie, per rendere libera la scelta tra scuola statale e paritaria a parte delle famiglie. L’ala cattolica preme da tempo per quest’intervento, per scongiurare la chiusura delle scuole private. In più il governo potrebbe mettere in piedi un piano di stage in aziende e istituzioni a partire dal 4° anno delle superiori, coinvolgente musei, siti culturali e piccole imprese.