I migranti che sbarcano sulle coste siciliane non sono tutti uguali. Dietro ogni sguardo si cela una storia diversa. Lo sa bene Francesco Malavolta, fotografo Frontex dell’Unione europea, che da cinque anni ferma nelle sue immagini la luce, a volte spenta a volte ancora viva, di quegli occhi. Le sue fotografie sono in mostra a Palermo, con il titolo “Appesi ad un sogno”, in un luogo totalmente inusuale per esposizioni di questo genere: al ristorante Gagini alla Vucciria.
“Una scelta – spiega Malavolta – che è stata dettata, tra le altre cose, anche dalla volontà di colpire lo spettatore al cuore quando meno se l’aspetta”. Quando leggiamo un giornale o ascoltiamo le notizie in tv, siamo pronti, preparati, sappiamo che il giornalista di turno snocciolerà le cifre di drammi che sembrano svolgersi molto lontano da noi. Ma quando andiamo a cena fuori, abbiamo le difese abbassate, siamo pronti a godere del nostro tempo libero. Ed è in quel momento che le storie di tutti i migranti del mondo rappresentati nelle immagini di alcuni cominciano a essere raccontate attraverso le fotografie di Francesco Malavolta.
“Sui barconi – spiega l’artista – non ci sono soltanto persone disperate, povere, senza speranza. Ci sono anche persone che nel proprio paese avevano una vita, un lavoro, affetti. Persone che sono state costrette ad abbandonare tutto per via delle guerre o delle rivoluzioni politiche. Una volta ho fotografato un ex banchiere, arrivato con la sua famiglia, indossando un abito classico: con quel gesto voleva simboleggiare la sua speranza di poter ricominciare, pur senza dimenticare il passato da cui proveniva. Tra gli ultimi arrivati, siriani e palestinesi soprattutto, ce n’è molta di gente così”.