“La Sicilia ha tutte le carte in regola per uscire dalla crisi. L’importante è sconfiggere la cultura della rassegnazione”: il tour della vigilia di Ferragosto del presidente del Consiglio si chiude a Termini Imerese, in provincia di Palermo. Dopo Napoli, il premier è andato a Reggio Calabria e si è fermato a Gela.
Due tappe siciliane importanti per la crisi del lavoro attraversate da entrambe le cittadine. La chiusura del petrolchimico dell’Eni della città del governatore siciliano Rosario Crocetta è stata scongiurata ma la tensione è altissima. I lavoratori dell’impianto hanno accolto il premier con uno striscione crudo: “Prima delle riforme serve il lavoro”.
“C’è un problema di cornice, riguarda come il Pubblico spende i soldi, compresi i fondi europei. Quando hai 40 miliardi da spendere e non li spendi è inutile cercare alibi”, ha affermato Renzi a Gela, puntando sugli investimenti “Tutti i discorsi perdono autorevolezza se non superiamo i vincoli della burocrazia. Ecco perché il problema è prioritario e lo abbiamo inserito nel provvedimento ‘Sblocca Italia”’.
“In Sicilia riguarderà alcune infrastrutture ferroviarie a Palermo, Catania, Messina, anche stradali, Agrigento, Caltanissetta ed altre province”, ha aggiunto il premier “Il nostro obiettivo è semplificare gli interventi. In Italia si è pensato che per evitare problemi di illegalità si dovessero complicare le procedure. Così chi è abituato a violare legalità e procedure continua a farlo. Paradossalmente, il complicare le procedure è stato un freno a chi fa le cose per bene”.
A Termini Imerese Renzi è stato accolto da una folla divisa tra l’ovazione e la protesta. Tra gli applausi, alcune persone hanno urlato “Lavoro, lavoro”. Il premier si è riunito con il sindaco di Termini Imerese Salvatore Burrafato, accompagnato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il deputato Pd Davide Faraone.
“Se aspettiamo gli altri, non usciremo mai dalla crisi. Per farlo ci sarà un’interlocuzione costante”. La cassa integrazione per gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese scade il 31 dicembre. Renzi promette: “Tornerò il 7 novembre. Il fatto che io sia qui con il ministro del Lavoro alla vigilia di Ferragosto è il segnale che vogliamo cambiare le cose e salvare quest’impianto, un segnale forte. Smettere di produrre auto a Termini Imerese è una sconfitta”.
“Sono sempre pronto a scrivere nuove regole sul lavoro, però si fa pensando a cambiare le garanzie non ad eliminarle”, ha aggiunto Renzi “Quando tornerò a novembre metteremo al centro la questione Termini: se non si potranno produrre macchine, valuteremo altri progetti industriali o turistici. Ma bisognerà anche fare un punto sull’agroalimentare sia per la crisi vissuta dal settore che per le potenzialità che ha”
Il premier, incalzato dai cronisti, ha parlato anche dell’ipotesi dell’investimento cinese a Termini: a ottobre ci sarà una risposta dall’azienda Brilliance che potrebbe essere interessata a inserirsi nel programma di reindustrializzazione dell’impianto nel Palermitano. “Non voglio sbilanciarmi ma lavoreremo per capire se l’azienda cinese vorrà investire. La Brilliance vuole approfondire il tema della auto in Italia”, ha confermato lapidario Renzi.