La Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento ha sequestrato e confiscato beni per un valore complessivo di oltre 6 milioni e mezzo di euro anche a esponenti della mafia agrigentina. I provvedimenti, tre di sequestro ed uno di confisca, sono stati emessi dal Tribunale di Agrigento – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del Procuratore della Repubblica di Palermo e, per quello afferente la confisca, del Direttore della Dia. A coordinare le indagini la Procura della Repubblica di Palermo.
I provvedimenti hanno colpito i beni riconducibili a Giuseppe Falsone, 44enne, ritenuto il capo di cosa nostra nella provincia di Agrigento, a Giovanni Marino, imprenditore 47 enne di Canicattì (AG) (detenuto perché condannato per il reato di trasferimento fraudolento di valori), a Giuseppe Capizzi, 45enne di Ribera (AG), in carcere, considerato uomo d’onore ed elemento di spicco della locale famiglia mafiosa e all’imprenditore Ferdinando Bonanno 73enne, di Regalbuto (EN), morto nel marzo scorso.
Giuseppe Falsone, arrestato il 25 giugno 2010 a Marsiglia (Francia), dopo oltre dieci anni di latitanza, era inserito nel Programma Speciale di Ricerca predisposto dal Ministero dell’Interno, tra i primi trenta latitanti del territorio nazionale.
Nel provvedimento di sequestro, tra le altre cose, il Tribunale di Agrigento ha evidenziato come, dalla sentenza con cui la Corte di Appello che ha condannato Ferdinando Bonanno, emerga il “patto di protezione” con la mafia per l’apertura di punti vendita “Eurospin” a Campobello di Licata (AG) e a Palma di Montechiaro (AG).
Tra i beni sottratti ed oggetto degli odierni provvedimenti figurano: