Un gran numero di uomini e mezzi della sicurezza irachena è stato schierato intorno alla ‘zona verde’ di Baghdad, l’area fortificata dove hanno sede molti uffici governativi e diverse ambasciate. Poco chiaro l’obiettivo dell’iniziativa, messa in atto 90 minuti prima che il primo ministro Nuri al Maliki annunciasse alla televisione di Stato l’ intenzione di denunciare il presidente Fuad Masum per aver violato la Costituzione.
La tesi è che il capo di Stato, di origini curde, non avrebbe imposto al parlamento il rispetto delle scadenze per l’insediamento del nuovo primo ministro. Una carica alla quale Al Maliki aspira in virtù di candidato del partito risultato più votato alle elezioni di aprile.
Ieri sera gli Stati Uniti hanno espresso sostegno a Masum, ribadendo la richiesta della formazione di un esecutivo di “consenso nazionale” per contrastare l’offensiva dei combattenti sunniti dello Stato islamico nel nord del paese.
È ancora alta la tensione, dunque, in Iraq, dove proseguono le operazioni militari degli Stati Uniti a difesa dei civili, vittime dei miliziani dell’Isis. Intanto, sono riuscite a fuggire 20 mila delle almeno 40 mila persone della minoranza degli Yazidi intrappolate da giorni sui monti di Sinjar, in Iraq, sotto la minaccia dei jihadisti. Lo rende noto l’Afp. Già sabato, infatti, i combattenti curdi avevano annunciato di aver aperto un primo corridoio come via di fuga. Gli yazidi in fuga sarebbero riusciti a rifugiarsi in Siria, per poi tornare sotto scorta curda nel territorio del Kurdistan iracheno.
“Circa 50 bambini muoiono ogni giorno” in Iraq per mancanza di acqua e di cibo tra le migliaia di rifugiati Yazidi in fuga dallo Stato islamico e ancora bloccati sulle montagne intorno a Sinjar. La denuncia arriva da Vian Dakhil, deputata del Parlamento di Baghdad, che aggiunge: “Molti altri moriranno se non saranno raggiunti dagli aiuti umanitari”.
E sarebbero almeno 500 gli yazidi “giustiziati” nei giorni scorsi dagli jihadisti dello Stato Islamico a Sinjar, nel nord dell’Iraq. Lo riferisce l’agenzia ufficiale egiziana Mena, aggiungendo che molte delle vittime, incluse donne e bimbi potrebbero essere state sepolte vive e che quasi 300 donne sono state rapite per essere trasformate in schiave.