Iraq sempre più nel caos. Mentre a Nord continua l’avanzata dei jihadisti, che si lascia dietro una serie di orrori e violenze, a Baghad è scontro tra il premier uscente sciita Nouri al Maliki e il presidente Fuad Masum. Un gran numero di uomini e mezzi della sicurezza irachena è stato schierato intorno alla ‘zona verde’ di Baghdad, l’area fortificata dove hanno sede molti uffici governativi e diverse ambasciate. Poco chiaro l’obiettivo dell’iniziativa, messa in atto 90 minuti prima che il primo ministro Nuri al Maliki annunciasse alla televisione di Stato l’intenzione di denunciare il presidente Fuad Masum per aver violato la Costituzione
La tesi è che il capo di Stato, di origini curde, non avrebbe imposto al Parlamento il rispetto delle scadenze per l’insediamento del nuovo primo ministro. Una carica alla quale Al Maliki aspira in virtù di candidato del partito risultato più votato alle elezioni di aprile.
Il primo ministro non intenderebbe rinunciare al terzo mandato e la sentenza della Corte Suprema dà ragione ad al Maliki: il suo partito, lo Stato del Diritto, è il vincitore delle ultime elezioni, e quindi lo stesso Maliki può ottenere nuovamente l’incarico. Intanto Usa e Nazioni Unite si schierano al fianco dell presidente iracheno, Fuad Masum, per bocca del segretario di Stato John Kerry: “Noi sosteniamo lealmente il Presidente Masum che ha la responsabilità di sostenere la Costituzione irachena”. Kerry ha lanciato un monito al primo ministro: “Noi speriamo che al Maliki non causerà problemi”. Invito poi rilanciato anche dall’Onu che ha chiesto al primo ministro di rispettare “le responsabilità costituzionali del presidente della Repubblica”. L’inviato delle Nazioni Unite a Baghdad, Nicolay Mladenov, citato dall’agenzia Nina ha poi dichiarato che il presidente Masum lascerà il Parlamento nominare un primo ministro che formi “un governo inclusivo accettabile da tutte le componenti della società”.
Intanto la stessa maggioranza scarica al Maliki e indica come premier Haider al-Abadi, neo-vice presidente del Consiglio dei Rappresentanti, il Parlamento uscito dalle elezioni legislative del 30 aprile scorso.
Gli Stati Uniti, secondo quanto riferito dal Pentagono, hanno fornito da giovedì scorso “più di 74 mila pasti e più di 56.780 litri di acqua potabile” alle popolazioni appartenenti alla minoranza Yazidi. “Circa 50 bambini muoiono ogni giorno” in Iraq per mancanza di acqua e di cibo tra le migliaia di rifugiati Yazidi in fuga dallo Stato islamico e ancora bloccati sulle montagne intorno a Sinjar. La denuncia arriva da Vian Dakhil, deputata del Parlamento di Baghdad, che aggiunge: “Molti altri moriranno se non saranno raggiunti dagli aiuti umanitari”.
E sarebbero almeno 500 gli yazidi “giustiziati” nei giorni scorsi dagli jihadisti dello Stato Islamico a Sinjar, nel Nord dell’Iraq. Lo riferisce l’agenzia ufficiale egiziana Mena, aggiungendo che molte delle vittime, incluse donne e bimbi potrebbero essere state sepolte vive e che quasi 300 donne sono state rapite per essere trasformate in schiave.