Nuovo appello di Papa Francesco alla comunità internazionale a tutela dei 100 mila di cristiani iracheni in fuga dalle loro case nel nord del Paese. L’esodo dopo che i jihadisti dell’Isis nella notte hanno preso il controllo di Qaraqosh e di altre tre località vicine, dove risiedono gran parte dei cristiani. Le parole del Pontefice in particolare chiedono la “fine al dramma umanitario in atto” e si rivolge alla comunità internazionale perché protegga i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati”. Un appello indirizzato alla “coscienza di tutti” e alla preghiera di tutti i cristiani e le Chiese.
Almeno 24 persone sono morte e un’ottantina sono rimaste ferite oggi in due attentati suicidi in Iraq, uno dei quali ha preso di mira una moschea di Kirkuk dove famiglie di rifugiati avevano trovato riparo.
Otto di loro sono rimasti uccisi e 40 sono rimasti feriti. Lo hanno reso noto fonti della sicurezza.
Un’articolata dichiarazione, quella del Pontefice in cui viene rilanciato anche l’appello pronunciato all’Angelus il 20 luglio scorso. Sempre oggi, per bocca di padre Lombardi, Papa Francesco ha dichiarato di stare seguendo “con viva preoccupazione le drammatiche notizie che giungono dal nord dell’Iraq e che interessano popolazioni inermi. Particolarmente colpite sono le comunità cristiane: è un popolo in fuga dai propri villaggi a causa della violenza che in questi giorni sta imperversando e sconvolgendo la regione”.
“È una catastrofe. Apprendo ora che le città di Qaraqosh, Tal Kayf, Bartella e Karamlesh sono state abbandonate dai loro abitanti e sono ora sotto il controllo degli insorti”, ha detto l’arcivescovo caldeo di Kirkuk e Sulaymaniyah Joseph Thomas alla France Presse. “Chiediamo al Consiglio di sicurezza dell’Onu – afferma il prelato – di intervenire immediatamente. Decine di migliaia di persone terrorizzate sono cacciate da casa loro mentre noi parliamo”.
“Riusciamo ancora a inviare medicine all’ospedale di Mosul e in altre zone controllate dallo Stato islamico, ma i negoziati per mantenere aperti i corridoi umanitari sono sempre più difficili”: a parlare con la MISNA è Saleh Dabbakeh, capodelegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) in Iraq. Tornato solo dieci giorni fa da Bartella, una delle cittadine cristiane a nord di Mosul che oggi sarebbe caduta nelle mani dei ribelli sunniti.
“La gente era già spaventata – ricorda Dabbakeh – perché la linea del fronte distava appena 15 o 20 chilometri; una distanza che è stata azzerata e che rischia di risucchiare anche la città petrolifera di Kirkuk”. Oggi lo Stato islamico avrebbe assunto il controllo di Bartella, Karamleh, Tal Kayf e soprattutto Karakosh, una città che nelle ultime ore sarebbe stata abbandonata da buona parte dei suoi circa 50.000 abitanti. Per la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, una nuova sfida.
Secondo Dabbakeh, negli ultimi mesi l’organizzazione ha assistito oltre 185.000 persone, in grande maggioranza sfollati bisognosi di cibo, acqua, medicine e coperte. Raggiunti non solo nelle zone sotto il controllo di Baghdad ma anche nelle province settentrionali di Ninive, Suleimaniyah e Al Anbar, dove sono avanzati i ribelli.
“L’invio degli aiuti – sottolinea Dabbakeh – è frutto di negoziati complessi che devono per forza di cose coinvolgere tutti gli attori del conflitto”. Il Circ è riuscito due volte a far arrivare medicine all’ospedale di Mosul dopo che, a giugno, la città è caduta nelle mani dello Stato islamico. Aiuti sono stati inviati anche negli altri centri principali della regione settentrionale dove si concentrano gli scontri, da Suleymaniah a Kirkuk, e a Falluja, nella provincia occidentale di Al Anbar, cuore del cosiddetto triangolo sunnita. “Ma le trattative – denuncia il portavoce della Croce Rossa – diventano ogni giorno più difficili: tutte le parti in lotta devono impegnarsi a facilitare l’assistenza perché in gioco c’è la vita di migliaia di persone”.
A combattersi, in una fascia dell’Iraq contesa per i suoi ricchi giacimenti di greggio, sono le forze di sicurezza della regione autonoma del Kurdistan e diversi gruppi di matrice sunnita. Un conflitto esploso a giugno, che ha fatto passare in secondo piano i contrasti tra le autorità curde di Erbil e il governo centrale di Baghdad.
Intanto il presidente americano, Barack Obama, sta valutando l’ipotesi di bombardamenti aerei sui militanti jihadista dell’Isis, in Iraq. Lo riferisce il New York Times citando fonti dell’amministrazione statunitense.