Calano gli omicidi di donne, calano i reati di stalking, diminuiscono tutti quei delitti connessi al femminicidio: lesioni dolose, percosse, minacce, violenze sessuali. Ad un anno dall’approvazione delle legge, i dati dicono che le cose vanno meglio anche se il numero di donne uccise resta elevato: 144 dal 14 agosto dell’anno scorso al 31 luglio di quest’anno contro le 152 dello stesso periodo precedente. Significa comunque 12 al mese.
“I numeri sono molto importanti perché significa che abbiamo invertito la tendenza e che gli strumenti approvati, dal reato di stalking alle norme sul femminicidio, stanno funzionando. Ma il calo non può farci dimenticare il numero altissimo di donne uccise – dice non a caso il ministro dell’Interno Angelino Alfano – Ecco perché dobbiamo fare di più e meglio ed ecco perché abbiamo messo la violenza di genere tra le priorità del semestre di presidenza italiana dell’Ue”. Stando ai numeri, in cinque anni di legge sullo stalking sono state presentate 51mila denunce, con un aumento costante (del 20% nel biennio 2012-2013) che, dice Alfano, “è sintomo di un’aumentata fiducia dei cittadini nei confronti delle forze dell’ordine”.
Negli ultimi 12 mesi inoltre i reati di stalking sono calati del 10,5% e, dato forse ancor più rilevante, sono diminuiti anche i reati connessi: -11,29% per le lesioni dolose (passate dalle 64.340 del 2012-2013 alle 57.077 del 2013-2014), -11,88% per le percosse (da 15.005 a 13.222), -11,03% per le minacce (da 82.528 a 73.426), -15,71% per le violenze sessuali (da 4.423 a 3.728). Dall’analisi delle denunce emerge però un dato allarmante: oltre il 90% dei denunciati e arrestati era già stato segnalato per lo stesso reato. Ma non solo: nel 74% dei casi, tra autore del reato e vittima c’è stata o c’è una relazione. L’identikit dello stalker è quello di un uomo, quasi sempre italiano attorno ai 40 anni, appartenente ad una categoria a basso reddito.
Anche i dati relativi al femminicidio confermano un calo generalizzato: dalla metà di agosto del 2013, momento in cui è entrata in vigore la legge, al 31 luglio scorso, ci sono stati complessivamente in Italia 435 omicidi di cui 144 con vittime di sesso femminile, con un -5,2% rispetto allo scorso anno. Di questi, 157 sono stati commessi in ambito familiare (erano 163, con un calo che si attesta al 3,68%) e sono costati la vita a 101 donne (erano 105 nel periodo precedente e la diminuzione è del 3,81%). C’è poi un altro dato confortante, secondo il ministero, ed è quello relativo agli allontanamenti disposti dal questore, introdotti dalla legge dell’anno scorso: sono stati 189 (e 271 gli ammonimenti).
“Non sappiamo quanti di questi allontanamenti si sarebbero trasformati in omicidio – ha sottolineato Alfano – ma sicuramente sappiamo di aver tolto 189 donne da un grande pericolo”. Certo è che, nonostante i numeri positivi, la partita non è vinta. E per farlo occorre proteggere le donne che hanno il coraggio di denunciare e poter contare sulla collaborazione di tutti. “Chiediamo a tutti gli italiani di stare dalla parte delle donne – conferma il ministro – Quando sentono delle urla tutti devono sapere che è meglio fare una telefonata alle forze dell’ordine anche se poi dovesse rivelarsi un falso allarme che portare tutta la vita il rimorso per non averla fatta. Nessuno deve girare la testa dall’altra parte”.