Frontiere russe chiuse, da oggi e per un anno, per una lista di prodotti che comprende carne di manzo e maiale, pollo, pesce e frutti di mare, latte, formaggi e latticini, frutta e verdura provenienti da Ue e quindi dall’Italia, Usa, Norvegia, Australia e Canada. Quei Paesi che hanno aderito alle sanzioni contro Mosca dopo la crisi Ucraina. Con un danno stimato sui 200 milioni di euro, arriva così un colpo al fianco dei produttori del made in Italy che – come segnala Coldiretti – vede, tra i primi effetti dell’embargo dalla Russia, il blocco di un carico di pere della cooperativa Fruit Modena Group.
”Stiamo seguendo con molta attenzione, anche con le autorità europee, la situazione” ha detto il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, presidente di turno del consiglio europeo per l’Agricoltura, che ha avuto in merito anche una conversazione telefonica col commissario Ue all’Agricoltura Dacian Ciolos, il cui portavoce ha annunciato che una task force per analizzare le conseguenze delle sanzioni imposte dalla Russia su alcune categorie di prodotti agroalimentari sarà operativa a partire da lunedì.
Nel 2013, secondo dati Istat, il valore dell’export italiano in Russia è stimato su 700 milioni, pari al 2,1% dell’intero export agroalimentare. Solo di Parmigiano Reggiano, fa sapere il Consorzio di tutela, 10.800 forme sono state vendute l’anno scorso in Russia per 5,8 milioni di euro di fatturato. I settori del made in Italy con maggiori vendite sul mercato russo sono vini, per un valore di circa 115 milioni di euro, pasta, per un valore di circa 50 milioni di euro, e derivati del latte, per un valore di circa 45 milioni di euro; i primi due comparti usciti fortunatamente indenni dalla scure dell’embargo.
”La decisione del Governo Russo potrà determinare un calo del 25% circa del nostro export in Russia” stima il presidente dell’Ice Riccardo Monti nel prevedere ”una perdita per il 2015 di circa 250 milioni di euro”. In allarme, per i pesanti effetti dello stop oltrecortina, insieme a Federalimentare l’intero fronte delle organizzazioni agricole: Coldiretti, Cia, Confagricoltura. Nell’ortofrutta, ha lamentato Fedagri-Confcooperative, ”cooperative preoccupate alla luce dei tempi di reazione che l’Europa ha dimostrato per dare risposte ai produttori di Italia, Francia, Spagna e Grecia, pesantemente colpiti dalla crisi della frutta estiva. Se i tempi della Commissione saranno gli stessi, possiamo davvero chiudere bottega” affermano.