Bambini scomparsi. Desaparecidos, come le loro madri. Sono passati 36 anni dall’eliminazione di massa degli oppositori decisa dalla dittatura militare Argentina. Qualcuno, tra chi non si è arreso, come le Nonne di Plaza de Mayo, oggi può riabbracciare i propri nipoti. È il caso di Estela de Carlotto, presidente dell’associazione che incessantemente è andata alla ricerca dei figli dei desaparecidos nel corso di oltre tre decenni.
L’agenzia di stampa ufficiale Telam riporta che il nipote di Estela de Carlotto si chiama Ignacio Hurbàn ha 36 anni, è sposato e vive a Olavarria, nella provincia di Buenos Aires. Lì lavora come musicista. E gli esami del Dna confermano che è proprio lui il nipote che Estela non ha mai smesso di cercare.
La donna non ha nascosto la grandissima emozione nel confermare la notizia, un’emozione “così forte che abbiamo bisogno di tempo per costruire, per stare insieme. È una battaglia che abbiamo vinto tutti”.
Al momento in cui è stata sottratta ai propri cari la figlia Laura era incinta di tre mesi. È riuscita così a far sapere alla madre che era ancora viva. Le disse anche che se fosse stato maschio, lo avrebbe chiamato Guido, come il padre. E due mesi dopo la nascita del nipotino, nell’agosto del 1978, Estela è stata convocata dai militari per consegnarle il corpo senza vita della figlia, uccisa con una raffica di mitra sparata alle spalle. Così la donna, fino ad allora una semplice maestra elementare, ha dedicato la sua vita alla ricerca dei bambini dei desaparecidos.
La sua storia è raccontata nel libro “Le irregolari” di Massimo Carlotto. Lo scrittore, appresa la notizia, ha scritto un post su Facebook: “111. È il numero dell’ultimo nipote ritrovato dalle nonne di Plaza de Mayo. Solo che questa volta per noi Carlotto la gioia è incontenibile. Il numero 111 è Guido, figlio di Laura Carlotto, partorito in un ospedale militare prima che sua madre fosse assassinata. Estela, la grande Estela, presidentessa delle nonne, non aveva mai perduto la speranza di ritrovare questo nipote di cui conosceva solo il nome per la testimonianza di una prigioniera sopravvissuta. Chi lo aveva rapito, lo aveva chiamato Ignacio, è diventato un pianista ma ha sempre avuto dubbi sulla sua identità. Alla fine si è presentato spontaneamente per l’esame del DNA ed è diventato il nipote 111. Che gioia. In questo momento ci piacerebbe essere in Argentina e speriamo di avere presto l’occasione di conoscerlo e di ricongiungerci con il resto della famiglia. A volte anche queste storie di dolore e di morte finiscono bene. Anzi benissimo!”.