Disastro colposo e omicidio colposo plurimo: queste sono due delle ipotesi su cui sta lavorando la Procura di Treviso, che ha aperto un fascicolo a carico di ignoti dopo il disastro di Refrontolo, in cui hanno perso la vita quattro persone. La piena del fiume Lierza e l’esondazione, con l’onda irrefrenabile che ha spazzato via tutto, detriti, terreno, case e auto, poteva essere prevenuta?
Al momento il pm Laura Reale spiega che non ci sono indagati. Si dovrà studiare a fondo la conformazione del territorio, particolare e predisposta a questo tipo di eventi. Sull’ipotesi del “tappo” creato dalle balle di fieno ai margini del torrente, c’è comunque molta cautela. La quantità di acqua caduta in pochissimo tempo è stata comunque la miccia per la bomba che ha investito il paese durante la Festa degli Omeni.
Nei prossimi giorni saranno sentiti i testimoni diretti ma anche gli amministratori pubblici che hanno dato i permessi per organizzare la festa. I festeggiamenti si stavano svolgendo sotto una tensostruttura che la Pro Loco di Refrontolo aveva fortino agli organizzatori della sagra, dedicata agli uomini del luogo.
La conta dei danni è penosa: di cifre ufficiali non se ne parla, ma strade e strutture pubbliche sono distrutte. Lunedì il governatore del Veneto Luca Zaia aveva fatto la sua proposta, forse provocatoria: “Se le altre Regioni non sanno come spendere i 2 miliardi e 400 milioni pronti per le opere di sicurezza del territorio, il governo può dargli al Veneto, che ne ha bisogno per realizzare il piano delle opere idrauliche”. Di certo, al Veneto serviranno un paio di milioni di euro per ricostruire e sistemare i luoghi della tragedia.
Le vittime di si chiamavano Luciano Stella (50, Pieve di Soligo), Fabrizio Bortolin (48, Santa Lucia di Piave), Giannino Breda (67, Falzè di Piave) e Maurizio Lot (52, Farra Soligo). Le salme sono state portate all’ospedale di Conegliano: l’addio ai morti della bomba d’acqua sarà giovedì, con i funerali nella chiesa di Pieve di Soligo.