Il decreto sulla fecondazione eterologa, annunciato dal ministro della Salute, è ”necessario e rappresenta una buona regola per fissare paletti e punti fermi ed evitare che si determini una situazione di anarchia”. Questa è l’opinione espressa dal genetista e direttore scientifico dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Bruno Dallapiccola.
È stato consegnato al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, un decreto contenente delle linee guide stilate dalle Società scientifiche. Per prima cosa si esige un’accurata valutazione del partner in ogni coppia che richiede l’inseminazione, precisando che “un risultato Hiv positivo per il partner maschile non deve essere utilizzato come criterio di esclusione per il trattamento di inseminazione di una coppia con seme donato”.
Il donatore inoltre deve avere lo stesso colore di occhi e di pelle dei genitori, così come lo stesso gruppo sanguigno. Tanti i punti affrontati nel dettaglio: dalle indicazioni per la consulenza psicologica per i riceventi ed i donatari di gameti alla selezione dei donatori, dagli screening di controllo al consenso informato. Affrontato anche il nodo dei Registri per garantire la tracciabilità donatori-nato.
”In Italia – sottolinea l’esperto Dallapiccola – ci sono problemi collegati allo status di autonomia delle Regioni, che in certe materie hanno libertà di muoversi autonomamente; senza cambiare ciò, è però necessario che su queste tematiche si fissino delle regole che siano valide su tutto il territorio nazionale”.
Ad esempio, sottolinea, ”il punto non è avere un donatore di gameti con un determinato colore di occhi o pelle, ma un donatore che essendo stato selezionato con regole di buona pratica eviti di presentare dei rischi. Bisogna perciò fissare regole uguali su tutto il territorio, garantendo che ci sia omogeneità nei criteri applicati”.
Il decreto, conclude Dallapiccola, ‘‘è proprio lo strumento che permette di dare regole omogenee e va detto che fissare delle norme non significa mettere limitazioni bensì dare regole di buona pratica clinica nell’interesse delle persone; penso che un decreto sia l’unico strumento per garantire tutto ciò”.
“Indispensabile”. Così il vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), Lorenzo D’Avack, giudica l’ipotesi di un decreto legge per regolamentare la fecondazione eterologa in Italia. ”Il decreto legge è indispensabile – spiega D’Avack – perché le linee guida non sono assolutamente sufficienti; abbiamo infatti avuto esperienze nel 2004 su linee guida per la procreazione assistita che sono state accusate di eccesso di potere e che davano disposizioni di cui si è detto dovessero invece arrivare da una normativa primaria”. Le Società scientifiche che ieri hanno lanciato un manifesto criticando l’ipotesi di un decreto, ha aggiunto, ”forse non sono a conoscenze di tali vicende giudiziarie”.
Insomma, sottolinea l’esperto, ”non sarebbe possibile regolamentare una vicenda nuova di tale importanza e con tanti aspetti problematici e irrisolti attraverso l’attuale legge 40, che nasce per la fecondazione assistita omologa, e delle linee guida integrative”. Inoltre, conclude, ”saremmo l’unico Paese in Europa a regolamentare l’eterologa attraverso una normativa che nasce per la fecondazione omologa e vieta l’eterologa stessa; un incredibile paradosso”.