Nella notte del 4 agosto 1974 una bomba esplose nella carrozza numero 5 del treno Espresso 1489 Italicus diretto a Monaco di Baviera, all’altezza della stazione di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.
Dodici i morti e diverse decine di feriti. La strage avrebbe potuto avere conseguenze più gravi se l’ordigno fosse esploso all’interno della Grande Galleria dell’Appennino. Tra le vittime Elena Donatini, Nicola Buffi, Herbert Kontriner, Nunzio Russo, Marco Russo, Maria Santina Russo, Tsugufumi Fukuda, Antidio Medaglia, Elena Celli, Raffaella Garosi, Wilhelmus J. Hanema e Silver Sirotti, un controllore presente sul convoglio che sopravvisse allo scoppio della bomba sul treno, ma anziché mettersi in salvo, armato di un semplice estintore entrò nella vettura rovente per cercare di salvare i passeggeri intrappolati.
Il 5 agosto 1974 viene rinvenuto in una cabina telefonica a Bologna un volantino di rivendicazione dell’attentato a firma Ordine Nero nel quale si legge: “Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare”.
L’iter processuale è stato caratterizzato da sentenze dall’esito diverso, ma alla fine gli imputati, appartenenti a gruppi dell’estremismo di destra aretino, furono definitivamente assolti. La Corte di Cassazione – confermando la loro assoluzione – ha però stabilito che l’area alla quale poteva essere fatta risalire la matrice degli attentati era da identificare in quella di gruppi eversivi della destra neofascista.
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