L’Aula del Senato ha posto la fiducia sul decreto Carceri già approvato dalla Camera: 162 sì, 39 no e un astenuto. Il decreto ora è legge.
L’esecutivo di Matteo Renzi ha incassato così la 17esima fiducia in Senato sul decreto legge Carceri. Il provvedimento intende sfoltire il sovraffollamento negli istituti penitenziari ma stabilisce anche i rimedi risarcitori, gli sconti di pena o i soldi ai detenuti reclusi in “condizioni inumane”. Per compensare la violazione della Convenzione sui diritti dell’uomo, se la pena è ancora da espiare è previsto infatti un abbuono di un giorno ogni dieci passati in celle sovraffollate. A chi è già fuori andranno invece 8 euro per ogni giornata in cui si è subito il pregiudizio. La richiesta, in questo caso, va fatta entro 6 mesi dalla fine della detenzione. Da qui al 2016 per i risarcimenti saranno disponibili 20,3 milioni di euro.
Durante la votazione c’è stata una manifestazione dei senatori della Lega. In Sala Maccari i senatori del Carroccio si sono presentati con uno striscione con su scritto “Renzi sta dalla parte dei criminali” e con delle finte banconote da 8 euro. “Noi stiamo dalla parte della gente. Non votiamo la fiducia a un governo che sta dalla parte di Caino” ha commentato il capogruppo della Lega Gian Marco Centinaio.
Intanto oggi si è anche approvato l’articolo 2, che prevede il taglio dei componenti del Senato che saranno solo 100 e la definitiva archiviazione dell’elezione diretta dei senatori.
I senatori del nuovo senato sono 95 rappresentativi delle istituzioni territoriali e cinque che potranno essere nominati dal presidente della Repubblica. Saranno i Consigli regionali e i Consigli delle Province. La ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà “in proporzione alla loro popolazione”.
Dopo i lavori di stamattina si è deciso di riprendere lunedì 4 agosto, a partire dalle 14 e fino alla mezzanotte: niente seduta della domenica dunque.
L’Aula ha approvato il nuovo calendario, deciso a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo. Durante la votazione non sono mancati momenti di tensione, con le urla che si sono levate dai banchi del Movimento 5 Stelle: “Vergogna, vergogna!”.
Nonostante le opposizioni siano insorte chiedendo il mantenimento del calendario, il voto sugli emendamenti al ddl Boschi slitta lunedì.