“Il Nuovo Centrodestra sta costruendo il proprio futuro e quello dell’area moderata guardando avanti, a differenza di chi vorrebbe farlo soltanto rivolto al passato. Ormai deve essere chiaro che il centrodestra, così come lo abbiamo finora inteso, è morto e dobbiamo aprirci ad una nuova stagione”.
Simona Vicari, senatrice e sottosegretario allo Sviluppo economico, ha le idee ben chiare sul percorso che l’area di centrodestra deva affrontare per rinnovare appeal, visione e classe dirigente del centrodestra.
L’unità dei moderati è una condicio sine qua non per tornare a competere per il Governo, per tornare a fornire un’alternativa politica e culturale al Pd renziano del 40 percento. Il punto è: come far sparire di colpo la massiccia disaffezione che l’elettorato di centrodestra ha dimostrato verso i partiti dopo l’esplosione/implosione del Pdl?
“Angelino Alfano ha indicato una rotta chiara – spiega Vicari, tra i fondatori del Nuovo Centrodestra – ma soprattutto ha chiarito che essere moderati non è una moda e nemmeno un auspicio. È un modo di essere, un atteggiamento di vita e di agire anche in politica. Prima degli uomini ci sono i programmi e le idee. A queste dobbiamo guardare prima di tutto ed attorno a queste costruire il nuovo centrodestra”.
Il sottosegretario Vicari ha anche chiaro che uno dei momenti fondamentali della ricostruzione del nuovo centrodestra passa dalla scelta di un nuovo leader, forte e carismatico, che raccolga l’eredita (pur nel rinnovamento) di Silvio Berlusconi e che regga il confronto con Matteo Renzi, il conquistatore del centrosinistra. “Le primarie rappresentano il passaggio attraverso cui individuare il nuovo leader e mi sembra, dalle dichiarazioni dei vari esponenti del centrodestra, che finalmente questa impostazione ottenga un largo consenso. Ricordo che già nel Pdl Alfano, allora segretario politico, aveva sollecitato più volte il ricorso a questo strumento. Per noi del Nuovo Centrodestra – prosegue – si tratta della conferma di quanto allora già sostenevamo”.
E ultimo, ma non ultimo per importanza, punto da affrontare è il rapporto con “i cugini” di Forza Italia. “Tra moderati e Forza Italia non c’è un solo centrodestra ma ben tre da cui ripartire. Noi di Ncd siamo quel centrodestra che è nel Partito Popolare Europeo, che sta facendo le riforme ed è dentro il governo. Forza Italia fa parte di un altro centrodestra e non è al governo. Berlusconi ha rappresentato l’elemento fondamentale del centrodestra in Italia per venti anni, e quindi è chiaro che sarà un protagonista di questo passaggio. Non siamo a priori contro la presenza di Berlusconi come leader, saranno gli elettori a deciderlo, non metteremo veti. Però dobbiamo tenere conto che in questi due decenni il Paese è cambiato. Forza Italia non è più il partito egemone come lo era un tempo o come lo era il Pdl. Dal 2001 sono stati perduti 9 milioni di voti e su questo ci si deve certamente interrogare”.
E Simona Vicari lancia una sfida: “Chiediamo a Fi se è davvero favorevole ai matrimoni gay o – come noi chiediamo – è disponibile a riconoscere alcuni diritti alle coppie di fatto. E così anche sul fisco: condivide lo sciopero fiscale di Salvini, capo ormai di una Lega sempre più estrema e lepenista, oppure sostiene la nostra proposta sul tax flat (un’aliquota unica al 20 per cento e una no tax area fortemente modulata sui carichi familiari e decrescente al crescere del reddito)?”.