Sono almeno trenta i morti provocati nelle ultime ore dai combattimenti tra forze speciali governative e milizie islamiste a Bengasi, seconda città della Libia e capoluogo della Cirenaica: lo hanno riferito fonti ospedaliere, secondo cui negli scontri sono intervenuti anche aerei da guerra.
La Farnesina ha smentito che l’Italia abbia deciso di inviare in Libia sette Canadair per contrastare gli incendi divampati in depositi di petrolio e gas colpiti da razzi nei combattimenti per l’aeroporto di Tripoli. Questo si legge in una nota in cui si spiega che l’Italia “continua a valutare tutte le opzioni per fornire aiuti alla Libia, in virtù del suo impegno nel Paese, tenendo conto delle enormi difficoltà tecniche e del fatto che l’area interessata è stata terreno di scontri tra milizie dal 13 luglio”.
“La situazione non è senza speranza. Dobbiamo insistere”. Così l’ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Buccino Grimaldi, intervistato da Qn, commenta la nuova crisi in Libia e invita la comunità internazionale ad agire: “Deve continuare nel chiedere con forza il cessate il fuoco. Le Nazioni Unite dovrebbero avviare di nuovo un processo di riconciliazione nazionale”.
Buccino Grimaldi si sofferma sulla decisione di rimanere a Tripoli, mentre altri diplomatici lasciano il Paese: “La presenza di Paesi come l’Italia, la Gran Bretagna, la Spagna e Malta è la dimostrazione che il processo politico non è morto. La scelta di rimanere stata presa anche perché qui abbiamo circa 240 italiani e 800 italo-libici”. “Non credo – aggiunge – che la Libia possa pacificarsi all’improvviso, ma i nostri sforzi devono tendere a evitare il precipizio. Il che permetterebbe di difendere anche i nostri interessi”, economici, geostrategici e “non solo”.
“Se fino a Gheddafi la presenza italiana era richiesta soprattutto per quanto riguardava l’economia oggi la maggioranza dei libici chiede cultura”. “Questo è un altro motivo” per “la nostra presenza chiave. E quindi, fino a che possiamo, restiamo. Nell’interesse nazionale, per i nostri connazionali e per non far precipitare la situazione. E poi perché Lampedusa è a un passo”.
Tra francesi evacuati dalla Libia, invece, secondo fonti diplomatiche transalpine, c’è anche l’ambasciatore di Francia a Tripoli. “Tenuto conto della situazione di sicurezza, i locali occupati dalla nostra ambasciata sono temporaneamente chiusi”, ha confermato all’Afp il portavoce aggiunto del ministero degli Esteri, Vincent Floreani.