È morto di ebola Sheik Umar Khan, il medico che dirigeva il centro clinico a Kenema, nella Sierra Leone. L’uomo, 39 anni, aveva intrapreso una lunga e dura battaglia contro l’epidemia di ebola che, secondo l’ultimo bollettino dell’Oms, ha ucciso 672 persone in Africa occidentale.
Infettato una settimana fa, era stato ricoverato in isolamento in un centro di Medici senza frontiere ma le sue condizioni sono apparse da subito disperate. Il ministro della Sanità della Sierra Leone aveva elogiato pubblicamente il suo impegno, per “aver speso per mesi oltre 12 ore al giorno nel tentativo di salvare vite umane”.
In tutti sono più di mille i casi di contagio che si sono al momento registrati. Medici e operatori sanitari, come aveva più volte denunciato lo stesso Khan sono tra i soggetti maggiormente a rischio.
Un altro medico sta lottando tra la vita e la morte: si tratta dell’americano Kent Brantly, 33 anni, direttore medico nel centro di gestione per l’Ebola dell’ospedale Elwa di Monrovia in Liberia. Le sue condizioni peggiorano: soffre di febbri alte, mal di testa, dolori addominali ed è in isolamento in un centro a poca distanza dall’ospedale dove a partire da ottobre lui stesso ha trattato i pazienti colpiti da Ebola.